Quanto appeal può avere un classicissimo disco di Hard Rock nel 2004? Cosa può portare quattro ragazzi spagnoli ad incidere, a quasi vent'anni di distanza, un album con evidenti riferimenti ai più grandi successi di Dokken, Whitesnake e Queensryche? E' sicuramente la passione più pura e genuina ad animare gli sforzi dei Sacred, un grande amore per gruppi che hanno fatto la storia del Rock... e se bastasse questo per comporre un disco di grande valore, forse i Sacred sarebbero una delle band di punta della scena Metal odierna. Ma sono diversi i metri di giudizio che vengono adottati per valutare la proposta di un gruppo, e la maggior parte di essi trovano in “Beyond the End of the World” un prodotto di scarso valore. Le nove composizioni del disco mancano generalmente di personalità, sfiorano in diversi casi la banalità, in altri la noia, e neanche la prestazione del gruppo (ampiamente nella norma) o la produzione del disco (che sarebbe stata ottima, vent'anni fa) giocano a favore dei Sacred. Peccato, perchè l'attitudine della band è convincente, e anche la voce del singer Uri Canalias si adatta bene al genere proposto dalla formazione iberica. Speriamo che col prossimo disco, e con un po' di esperienza in più sulle spalle, i Sacred ci regalino canzoni più convincenti. Per ora, “Beyond the End of the World” è consigliato soltanto ai die-hard fan!
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