… passati tre anni (caspita come vola il tempo quando ci si diverte … sembrava solo un mesetto!) da “Psychedelicatessen”, è tempo per I
Threshold di sfornare un altro momento importante della loro discografia … titolo “Extinct instinct”, liriche ancora una volta di spessore e un “nuovo” cantante, in sostituzione della “meteora” Glynn Morgan, defilatosi in direzione Mindfeed.
A riappropriarsi della sagace gestione microfonica rientra, infatti,
Sir. Damian Wilson, e nonostante il gradito ritorno, non ci sono “ripensamenti” espressivi e la linea stilistica del gruppo si mantiene precipuamente orientata a lidi
prog-metal, con composizioni che probabilmente erano state pensate proprio per il timbro più pragmatico di Morgan.
Niente paura, quella britannica, nonostante tutto, non potrà mai essere confusa per una delle “tante” formazioni della scena, e la pastosa ed evocativa laringe di Wilson contribuisce da par suo a una serie di canzoni ancora una volta eccellenti, pregne di dosi importanti di tecnica e creatività e tuttavia contemporaneamente madide di passione, melodramma e magniloquenza.
“Exposed” è un ottimo “guanto di sfida” ai campioni del genere (Dream Theater
in primis …) e riesce a non lasciarsi fagocitare da tentazioni eccessivamente imitative, e la stessa “Somatography”, con le sue atmosfere vagamente Queensryche-
iane e i suoi strappi
thrash ha i mezzi per conquistare i sostenitori del genere.
Estimatori che, poi, non potranno proprio rimanere impassibili di fronte a “Eat the unicorn” e a “Part of the chaos”, due pezzi preziosi da aggiungere al sontuoso forziere artistico dei Threshold: se la prima è un continuo alternarsi di fantasia, forza espressiva, eleganza e perizia esecutiva, la seconda sembra abilmente combinare il clima cupo ed incombente di “Wounded land” e la carica di “Psychedelicatessen”, per un risultato finale da lasciare semplicemente inebriati.
In mezzo a questi due apogei, il disco offre ancora svariati momenti di notevole suggestione, a partire dall’enfasi delicata e aristocratica di “Forever" (con un cantato da brividi e una certa affinità con la “Devoted” del lavoro precedente), passando dai turbamenti caliginosi di “Virtual isolation” e "Lake of despond”, per le trepidazioni sentimentali della ballata “Clear”, per la buona “Life Flow” ed avvicinandosi “pericolosamente” ai suddetti vertici grazie alla vibrante “The whispering”, un brano caratterizzato da un’intensità e ad una capacità immaginifica degna di “Consume to live”, pur senza eguagliarne del tutto la veemente tensione emotiva.
L’
album nella sua stesura primigenia si chiudeva con la “cinematografica” “Segue” (in quel caso sotto forma di “traccia fantasma”), mentre, come di consueto, questa ristampa in “Definitive edition” della Nuclear Blast, oltre a farci tornare “bruscamente” ai giorni nostri, ci concede un’appendice di soddisfazione: nulla che i
fans del gruppo non conoscano già (la delizia acustica “Mansion” e la
Radio version di “Virtual isolation” facevano parte della ristampa targata InsideOut dell’opera e l’opalescente
prog-rock number “Smile at the moon” proviene dal solito scrigno “Paradox – The singles collection”), eppure in grado di costituire un plausibile “valore aggiunto” ad un disco ancora una volta molto riuscito e coinvolgente, sebbene, forse, globalmente appena inferiore ai suoi due sontuosi predecessori.
E ora? Dopo aver “stressato” “Extinct instinct”, non resta che prepararsi adeguatamente all’arrivo del “Clone” …
to be continued …