E dopo due anni di sosta dall'ultimo "Dead New World", tornano sulle scene internazionali gli americani
Ill Niño, con il loro ormai sesto album, "
Epidemia". Sesto album che per una band crossover nata a cavallo del nuovo millennio è un bel traguardo, a dispetto di tante altre persesi nel corso degli anni, e che risolleva in maniera netta una band ormai data per spacciata.
"Epidemia" è infatti il disco del definitivo rilancio degli Ill Niño: se qualcosa di buono si era già sentito sull'ultimo disco, questo nuovo spazza via ogni dubbio sulle residue qualità del combo nord/sud americano, e lo spazza con una bordata sonora di quelle che non si sentivano fin dai tempi del loro capolavoro "Revolution/Revoluçion".
Il nuovo disco è infatti crudo e pesante fin da subito, con l'opener "
The Depression" che coi suoi classici ritmi tribali (anche questo è un gradito ritorno) da il benvenuto all'ascoltatore. Sui denti.
E proseguendo nell'ascolto le cose vanno solo in crescendo, con picchi di pestaggio dati soprattutto dalla doppietta "
Demi-God" e "
La Epidemia", che grazie all'apporto del cantante degli Emmure Frankie Palmeri si conferma la canzone in assoluto più cattiva mai scritta dagli Ill Niño, priva di un singolo istante in clean e coi growl di Palmeri che s'incrociano con quelli del buon
Cristian Machado, anche lui decisamente sugli scudi su questo nuovo lavoro, figlio di una verve assolutamente ritrovata.
Il resto dell'album ha le fattezze di un classico album di
Dave Chavarri e soci, con canzoni tiratissime, strofa in growl e ritornello in clean, forse banali nel loro incedere ma dalla potenza devastante, dettaglio che col tempo era venuto a mancare a discapito di una ricerca esagerata della melodia, che aveva finito con lo snaturare il suono degli Ill Niño.
Anche il classico "lento" del disco ("
Time Won't Save You") viene qui presentato con una dose massiccia di chitarre, batteria e growl, ennesimo sintomo di una voglia di ritornare ai fasti del passato, che tante soddisfazioni avevano regalato alla band e ai fans.
Alla completa resurrezione della band mancherebbe un solo, piccolo dettaglio: il rientro tra i ranghi di Marc Rizzo. Nulla togliere al bravissimo Ahrue Luster, ma il gusto di Marc era di livello superiore e canzoni come "What Comes Around" o "If You Still Hate Me" sono ancora li a testimoniarlo.
Bentornati quindi agli
Ill Niño, che dimostrano che con una bella dose di buona volontà e persino una discreta autocritica (ritornare al passato può essere vista come una debolezza) si può tornare a suonare della gran bella musica. Non ai livelli eccelsi di "Revolution/Revoluçion", ma questo "
Epidemia" è appena appena sotto. Bravi.
Quoth the Raven, Nevermore..