Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2004
Durata:48 min.
Etichetta:MTM
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. STAND UP
  2. THE QUEEN
  3. THAT AINT ME
  4. A LOVE I CAN`T HANDLE
  5. COME PLEASE ME COMPLETELY
  6. I AM KING
  7. LONGING FOR SOMEONE TO LOVE
  8. JOHN DOE
  9. LOVE WITHOUT REASON
  10. MY LONELY HEART
  11. I MAY BE HURT BUT I`M FREE
  12. WAITING FOR MY LOVE

Line up

  • Geir Rönning: vocals
  • Sayit: guitars
  • Tommy Denander: keyboards, guitars
  • Ulf "Ken" Sandin: bass
  • Tony Franklin: bass
  • Erik Somphan: drums
  • Chris Demming: backing vocals

Voto medio utenti

Terzo album per il chitarrista Sayit natio di quell'inesauribile miniera di talenti musicali che è la Svezia. Per "Louder" Sayit si avvale di musicisti del calibro di Geir Rönning (Toto, Radioactive, Prisoner), Tommy Denander (Radioactive) e Tony Franklin (Blue Murder, Whitesnake). Nonostante i prestigiosi ospiti e l´indiscusso talento dell'axe man svedese questo album non brilla né per originalità né per genio compositivo. Anzi, pare quasi un pretesto per esibire le doti di Sayit: voce e strumenti (e le canzoni stesse) sembrano esistere unicamente in qualità di sostegno per le chitarre. Ed é un vero peccato perché nomi del genere avrebbero potuto essere sfruttati molto meglio anche in fase di songwriting. L´unico che riesce a dare un contributo tangibile a questo lavoro é Tommy Denander con le sue ottime tastiere spesso di gusto anni '70. Del resto Denander é anche il produttore di Louder. Le prime due tracks "Stand Up" e "The Queen" sono forse le meglio riuscite: gli altri strumentisti hanno un po' più di spazio e la voce di Rönning" rende bene. "The Queen" ricorda un´altra band svedese, gli A.C.T., specie per le tastiere. Tre i brani commerciali che strizzano l´occhio al mercato e ai passaggi in radio, "Come Please Me, Completely", "My Lonely Heart" e "Love Without Reason", meno heavy rispetto al resto dell'album, chitarre meno ricercate e grande presenza di tastiera e cori. "I May Be Hurt But I'm Free" ricalca con chitarre e organo nell'intro e nella prima parte le orme dei grandi degli anni 70. Stessa atmosfera Deep Purple per la conclusiva "Waiting For My Love". Il resto dei brani è di poco spessore, orecchiabili e ben suonati ma lontani dall'essere degni di nota. Probabilmente Sayit potrebbe esprimere meglio il suo talento in un album strumentale...
Tra poco lo sentiremo nel progetto Deacon Street Project, in futuro speriamo curi di più gli altri aspetti di un album, non solo le chitarre.
Recensione a cura di Elena Mascaro

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