Col moniker Dimitry torna il nostrano Demetrio Scopelliti, qui in veste solista.
Dopo il buon “Evolution” del 2008, il nostro continua nella sua personale ricerca sonora con il presente “Codex Magika”, disco che fa della varieganza il suo punto forte.
L’iniziale “Fusioncore”, tenendo fede al suo nome, ci regala un colata di metallo che ha chiarissimi rimandi ai Meshuggah, per due ordini di motivi. Il primo è dovuto alla struttura compressa e matematica del sound, la seconda è dovuta agli assoli di scuola fusion che, citando Fredrik Thordendal, molto devono ad Allan Holdsworth. A ciò aggiungete una sezione di fiati importante che vale a rendere la canzone davvero molto interessante e fuori dal comune.
La successiva “It Begins Again” è cantata, introducendo una vena melodica importante che trova il suo apice nel ritornello catchy, anche se a metà c’è una parte acustica che non sfigurerebbe in un disco dei Bon Jovi.
“Buried In Your Mind” ritorna su territori più compressi, territori più consoni alla sua band madre, gli Arcadia. Per certi versi mi ha riportato alla mente i compianti The Deadlights. C’è da dire che la sensazione è sicuramente accentuata da una produzione cupa, non perfetta, con i suoni non propriamente cristallini.
“Five” è strumentale, parte serrata prima di sfociare progressivamente, verso la metà, in una dimensione liquida e soffusa che, come in un circolo, torna, altrettanto progressivamente, al mood iniziale.
La conclusiva “Desire” è un po’ la summa di questo “Codex Magika” ed è la piena rappresentazione delle innegabili doti di Demetrio, che di strada ne ha fatta parecchio. Personalmente posso dire di aver assistito alla sua evoluzione musicale, sin da quando grattugiava le chitarre à la Dino Cazares su “Synth” (2001), album di debutto degli Arcadia, ad oggi, dove è divenuto un bravo shredder e istruttore di chitarra, oltre che produttore. Bravo!