Sono trasecolo… non avrei mai immaginato, in vita mia, di riuscire ad entusiasmarmi ascoltando un disco di una band francese (da sempre negli ultimi posti nella mia personale graduatoria, insieme agli spagnoli, da me ritenuti entrambi l’antitesi dell’incarnazione del vero spirito del metal…), e invece eccomi qua ad encomiare il lavoro svolto dagli
Infinite translation. “Masked reality”, il loro secondo full length, è una micidiale mazzata di puro thrash metal, come non si sentiva da un po’. Roba da far impallidire i Nuclear Assault (paragone che viene spontaneo grazie soprattutto alla voce di Max Maniac, in bilico tra quella di John Connelly, appunto, e quella di Robert Gonnella degli Assassin), che dovrebbero quasi vergognarsi del loro ultimo disco (partorito in una delle tante reunion) “Third world genocide” quando in giro per il mondo ci sono piccole realtà che riescono a tirar fuori album così… Il songwriting, per quanto derivativo, è fresco e genuino, l’esecuzione non fa certo gridare al miracolo ma risulta precisa e pulita, oltre che incisiva, soprattutto negli assoli, e anche la produzione si adatta alla perfezione a quanto proposto dai nostri. Insomma, tutto fila per il verso giusto, ma sono soprattutto i brani a colpire, con quel sapore tipicamente eighties che non ci stanca mai. È vero che negli ultimi anni di gruppi e dischi di thrash revival ne sono spuntati come funghi, andando a riempiere a dismisura quella scena che risponde al nome di N.W.O.T.M. (New Wave Of Thrash Metal), ma è anche vero che buona parte di questi non servivano ad una beneamata ceppa. Beh, gli Infinite Translation, insieme a pochi altri sparsi in tutto il globo, sono l’eccezione che conferma la regola. Invece di limitarsi a plagiare pedissequamente quanto di buono fatto negli anni d’oro del genere, riescono a riattaualizzare il tutto senza snaturare l’approccio originale, e a volte addirittura a superare gli ultimi lavori di chi, in quegli anni, era considerato uno dei big (non faccio nomi, voi sapete perfettamente chi ha floppato nell’ultimo lustro, soprattutto tra i tanti che hanno fatto una reunion poco convincente). “Destined to death”, “Killing solution”, “Lead to madness”, la titletrack, sono schegge impazzite che colpiscono dritte in faccia, come rasoiate, grazie ad un riffing ispirato, ad una sezione ritmica quadrata e che spinge alla grande con i suoi tupa-tupa, e soprattutto grazie alla già citata voce di Max, che interpreta alla perfezione lo stile thrash, troppe volte perso di vista da sterili urlatori. Insomma, tutto fila liscio in “Masked reality”, dalla musica alla copertina (rigorosamente disegnata stile fumetto), ai testi (che incarnano anch’essi benissimo i cliché tipici del genere, dall’horror alla denuncia sociale). Promossi a pieni voti, quindi, gli Infinite Translation, che irrompono prepotentemente nella scena thrash europea, e sono sicuro che se continueranno così sentiremo ancora parlare di loro, soprattutto se qualche label più consistente della flebile Emanes Metal Records deciderà di puntare sul loro thrash metal d’impatto e quindi di dare una chance in più al quartetto di Lille…
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