Copertina 6

Info

Anno di uscita:2012
Durata:45 min.
Etichetta:Aesthetic Death Records

Tracklist

  1. UTUK-XUL
  2. BAB-ILLU
  3. UNDER THE TRIDENT OF RAMANU

Line up

  • Morkh: Vocals, Noises
  • Horth: Noises, Bass, Synths
  • Sadist: Guitars

Voto medio utenti

La musica "ritualistica", come quella suonata dai russi Goatpsalm, mi pone sempre di fronte ad un interrogativo: si tratta davvero di musica?
La risposta non è semplice e forse non è nemmeno necessaria.
Quando ci si trova ad ascoltare un album come "Erset La Tari", che è il secondo del gruppo, quello che conta di più, a mio avviso, sono le sensazioni che i brani sono in grado di suscitare nell'ascoltatore dal momento che qui la forma canzone non esiste e siamo al cospetto di una completa destrutturazione del concetto stesso di brano musicale.
I Goatpsalm si rifanno alla lezione dei maestri Abruptum e aggiungono suggestioni derivanti dai Sunn O))) e dalla scena della Cold Meat Industry per plasmare il loro dark ambient fortemente esoterico ed imbastardito da contaminazioni drone, noise e black metal.

Il risultato dello sforzo compositivo dei Goatpsalm è piuttosto altalenante.

Se da una parte abbiamo, infatti, il primo brano "Utuk-Xul", di oltre venti minuti, che è il più canonicamente dark ambient dei tre e che risulta essere molto più vicino al rumore che alla musica, non riuscendo ad inquietare come vorrebbe, dall'altra abbiamo, invece, un brano come "Under The Trident Of Ramanu", anche qui siamo sui venti minuti, in cui il gruppo si cimenta in un ambient black metal di buona fattura, piuttosto evocativo ed oscuro, senza mai rinunciare all'alone di mistero e di sacralità che pervade tutto il disco.
In mezzo la vera sorpresa dell'album: "Bab-Illu", un brano breve (5 minuti) in cui la chitarra arpeggiata descrive inquietanti melodie orientali poggiandosi su un tappeto noise-industrial di ottimo gusto andando a sfiorare la dolce inquietudine di act come Sephiroth o Atrium Carceri.
Un brano, dunque, che ci testimonia il talento di un progetto che forse avrebbe il bisogno di saper meglio definire la sua proposta per potersi ritagliare un posto importante nella scena ambient.
"Erset La Tari" risulta, in conclusione, un rituale sumero-babilonese, visti i temi trattati, riuscito solo in parte nel quale, comunque, i più open-minded di voi troveranno spunti interessanti e momenti in cui sprofondare nel vuoto e buio più assoluti.

Resta inteso che chi ama il metal "tradizionale" rimarrà disgustato da una "musica" del genere.
Recensione a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

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