Copertina 6,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2004
Durata:46 min.
Etichetta:Karmageddon Media
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. MOUNTAIN OF THE SOLAR ECLIPSE
  2. TURNCOAT
  3. CROPS OF WASTE
  4. IN LOVE AND WAR
  5. TICKET TO DEVASTATION
  6. TOOLS
  7. CAMBODIA
  8. SODI
  9. PLAY WITHOUT RULES
  10. DETERMINATION
  11. ARMAGEDDON, MON AMOUR

Line up

  • Johan Liiva: vocals, bass
  • Mattias Ljung: guitars
  • Max Thorn: bass

Voto medio utenti

Dopo il controverso debut 'Dominion Reptilian' targato 2003 (non contando il precedente EP del 2002), tornano gli Hearse con questo nuovo 'Armageddon Mon Amour', album in cui il vocalist Liiva (ex Arch Enemy) ed i suoi due soci di viaggio sembrano aver trovato finalmente la giusta via, anche se l'apice della montagna che porta all'Olimpo del Metallo è ancora ben distante. A questo giro gli Hearse hanno spostato ancora di più le coordinate del proprio sound verso il classico trade mark duellistico e melodico degli Arch Enemy, o meglio, verso il classico Swedish Heavy Metal, con risultati certamente gradevoli ed apprezzabili ma decisamente poco originali (leggasi scontati). Gli episodi migliori del dischetto sono certamente 'Turncoat', song retta da un bellissimo (ma ultra sentito) refrain, tutto da cantare (come gli In Flames hanno insegnato) con tanto di solo al fulmicotone, la seguente 'Crops Of Waste', dalla struttura più intricata e lavorata, la sentencediana (periodo 'Amok') 'In Love And War' e la cover riuscitissima di 'Cambodida' della bomba sexy degli anni che furono Kim Wilde. In complesso questo 'Armageddon Mon Amour' è dunque un album suonato bene, con grinta, con una grandissima voce e con ottimi fraseggi di chitarra, ma rappresenta nulla di alternativo o di terremotante nella scena Swedish, se non una lettera d'amore verso le radici di un genere musicale ancora vivo ed in salute, ma che oramai ha forse dimenticato con il passare degli anni e con la propria evoluzione la semplicità e l’immediatezza del sound. Platter consigliato a tutti gli old fashioned della New Wave Of Swedish Heavy Metal, ma inutile a chi non riesce più a sopportare, o a riconoscersi, in queste sonorità.
Recensione a cura di Massimo 'Whora' Pirazzoli

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