Due musicisti irlandesi, di Dublino, ed un batterista italiano si uniscono nel 2010 a formare gli
Electric Taurus, ora al debutto per la nostra Moonlight Records. Psych-bluesy retrò rock, con influenze che vanno dai Cream ad Hendrix fino al moderno stoner/doom, per uno stile più votato alla ricerca del groove acido che dei solismi debordanti. Il risultato è positivo, un album che propone sei lunghi brani pieni di spessi riff hard’n’heavy e ritmiche dinamiche e spiraleggianti.
Si parte con la settantiana “Mountains”, segnata dalle vocals di Matt a fornire una struttura precisa alla canzone, anziché lasciarla vagare in una libera improvvisazione. L’aspetto jammistico del trio emerge invece pienamente nella terza traccia, esteso episodio diviso in parti ben distinte. “Mescaline” è uno strumentale “acido” sostenuto dal giro ipnotico del basso ed il contrappunto agile della batteria, sui quali si inseriscono gli effetti della chitarra. “If” è una classica cavalcata sabbathiana vibrante ed oscura, fin troppo derivativa, mentre “At the edge of the earth” chiude gli oltre dieci minuti con una sorta di electro-ballad cleptoniana di piacevole raffinatezza. Ottimo pezzo, che mostra le potenzialità del gruppo anche sotto l’aspetto tecnico.
Più rocciosa ed ossessiva “Two gods” che nella seconda parte si apre a sezioni trippy; stralunata “Prelude to the madness” la quale inizia con atmosfera doom rock e poi diventa quasi una sperimentazione lisergica; infine si chiude con le vibrazioni hendrixiane di “Magic eye”, altra canzone molto massiccia e potente che mi ha ricordato i Gorilla e gli Admiral Sir Cloudesley Showell.
Ci sono ancora alcuni cambi di ritmo troppo repentini e qualche ingranaggio da regolare, ma il primo sforzo degli Electric Taurus è senz’altro da prendere in considerazione. Se gli appassionati del genere daranno loro fiducia, il futuro di questa nuova psych-groovy band si prospetta assai interessante.
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