Copertina 6

Info

Genere:Power Metal
Anno di uscita:2012
Durata:47 min.
Etichetta:Pure Legend Records
Distribuzione:Pure Steel Records

Tracklist

  1. FROZEN TIME
  2. MY WILL IS BROKEN
  3. FAREWELL TO THE PAST
  4. NO MORE MESSIAH
  5. COLD WIND OF DEATH
  6. I SOLD MY REMORSE
  7. THE LAST SURVIVAL
  8. LOST IN TIME
  9. SHADOW KNIGHTS
  10. THE EYE OF THE STORM
  11. THE STAR OF THE COUNTY DOWN

Line up

  • Tom Schluchter: vocals, guitar
  • Tom Zurbrügg: guitar
  • Marcel Bühler: bass
  • Chris Gutknecht: drums

Voto medio utenti

Arriveranno pure dalla Svizzera, ma la formazione musicale dei Pertness poggia le proprie fondamenta sul Power Metal Teutonico, tutt'al più con qualche debito nei confronti dello Speed & Thrash d'oltreoceano, che traspaiono sopratutto nel guitarwork ed in alcuni passaggi vocali, come è subito evidente nell'opener "Frozen Time"-

Non che la successiva "My Will is Broken" tiri indietro la gamba, ma qui le influenze mitteleuropee tendono a prendere il sopravvento, così come avviene per "Farewell to the Past" o su "No More Messiah" (pur nel suo approccio folkeggiante) e "Cold Wind of Death", due brani che richiamano apertamente lo stile dei Blind Guardian, anche se l'ugola di Tom Schluchter è decisamente più ruvida e gutturale di quella di Hansi Kursch.

Una prima manciata di canzoni che confermano la collocazione dei Petrness nel girone di quelle formazioni oneste e rocciose ma non in grado, o per lo meno non ancora, di emergere e fare la differenza.

E la seconda metà dell'album non riesce a cambiare questa impressione, il passo spiccatamente Thrash di "I Sold My Remorse" cerca di fondersi con soluzioni powereggianti, ma in realtà non conduce poi molto lontano, un limite riscontrabile anche su "The Last Survival", dove si alternano momenti Speed e quasi Death ad un sound mutuato dai Running Wild, i quali, assieme ai Rage ed ai già citati Blind Guardian, fanno poi nuovamente capolino anche nelle prime battute di "Lost in Time".
Decisamente meglio una canzone come "Shadow Knigths", bella compatta e ringhiante il giusto, una sensazione ribadita dalla seguente "The Eye of the Storm", prima che il morbo del Folk Metal si impossessi di loro in occasione della conclusiva "The Star of the Country Down", discreta cover di una popolare ballata irlandese, dove comunque sembra quasi di ascoltare gli Alestorm, e con loro tutte le formazioni cui già si rifanno Christopher Bowes ed allegri compagni.

Sembra quasi scontato doverlo dire, ma al terzo album ci si aspettava qualcosa di più.

Well, it's a dirty job but someone's gotta do it
And it's a dirty review but someone's gotta write it ...
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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