I ritorno, ad un anno di distanza dal buon 'Animositisomina', degli Industrial Gods Ministry segna un passo importante e nella carriera della band americana e nel puro business. Per il primo, ci si può focalizzare sulla dipartita di Barker, storica anima gemella di Jourgensen e co-scrittore di numerose songs, mentre per il secondo le cause sono da ricercarsi nell'altissima qualità di 'House Of The Molè', finalmente album denso e carico di rabbia e di genialità alla stregua di 'Psalm 69'. Il richiamo a tale pietra miliare non è poi così casuale... due dischetti scritti per essere contro l'amministrazione e la politica america (guarda caso, allora il Presidente era Bush, ora è W. Bush… a proposito, quella W vi dice nulla?), due album nei quali l'Industrial si fonde pesantemente con il Metal, due album in cui l'anima Post Punk è talmente presente da rendere i dischetti pericolosi e fortissimamente autodistruttivi; se poi vogliamo dire che le tracce presenti su 'Houses Of The Molè' sono 69... L'album si apre con la cattivissima e velocissima 'No "W"', apocalittica sentenza contro Mr. W. Bush, per poi passare al groove decisamente in pieno Ministry sound di 'Waiting' ed al cadenzato punk mid tempo, greve e robusto di 'Worthless', song molto oscura e compatta. Paranoia e claustrofobia sono le armi vincenti di 'Wrong', pregna di fondente metallo e di potente ritmo thrasheggiante, mentre 'Warp City' sembra disegnare un connubio sulfureo e malefico tra una song Hardcore ed un pezzo Country (è bizzarro, lo so, ma non posso non figurarmi un cowboy intento a cavalcare e a domare un toro meccanico). 'WTV' potrebbe essere benissimo un brano per una Death Metal band, 'World' apre finalmente uno spiraglio alla melodia, potendo contare su un chorus strepitoso, prima di arrivare alla penultima traccia 'WKYJ', un Industrial Rock filtrato e rumoroso, ricco di break e di ritmiche spezzate. La conclusione di questo 'House Of The Molè' è tutta ad appannaggio di un altro brano Industrial Rock, con il refrain molto simile di concezione al trademark della The Devin Townsend Band, ovvero ‘Worm’ caratterizzata da quella chitarra/keyboards che tratteggia e definisce tutta la linea melodica della canzone. Al Jourgensen ed i suoi Ministry sono tornati finalmente ispiratissimi (che W. Bush sia con loro! - è strano pensare come il Presidente attuale degli USA sia il corista dei Ministry, visto che i loop dei suoi discorsi intervengono praticamente in ogni song di questo album), cattivi ed inesorabilmente Punk. Vi lascio con le parole del mastermind AJ, più esaustive che mai: "There's a Repubblican in the White House, and I only write good records when that's happening. The rest of them suck. I can't wait for Jeb Bush to run so I can write my next platinum record!".
Peccato, ancora una volta, per la produzione non certo impeccabile, ma oramai con i Ministry ci ho rinunciato.
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