Copertina 5

Info

Anno di uscita:2003
Durata:45 min.
Etichetta:Mechanical
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. SCARRED
  2. MISERY
  3. YOU RUINED EVERYTHING
  4. UNKNOWN
  5. YOU DON'T MEAN THAT MUCH
  6. ONE OF US
  7. BLASPHEMY
  8. FEAR ME
  9. SPRAY
  10. PROBLEM

Line up

  • Rob Holliday: vocals, guitars
  • Monti: drums, programming

Voto medio utenti

Oggigiorno sembra che la musica industriale viaggi solo in una direzione, ovvero quella indicata molto tempo fa dai Ministry e dai Nine Inch Nails, e le bands che ne attingono a piene mani idee e sonorità crescono come i funghi sotto gli alberi. Ora è il momento di Sulpher, al debut sulla label Mechanical (divisione di Universal), con un platter molto oscuro e fangoso, diretto discendente del suono di Mr. Jourgensen e di Mr. Renzor. Il duo inglese, a cui comunque va attribuito il merito di essere usciti dal piattume totale che la scena Industrial Goth di sua Maestà sembra attraversare, accosta, oltre al classico trademark del sound Industrial Goth (scariche di chitarroni filtrati, voci sospirare e parlate, urla sature di distorsione, drum machine e sonorità synth), spiragli atmosferici, numerosi elementi Drum & Bass ed inserti elettronici, avvicinando anche la concezione musicale tanto cara a Filter, Massive Attack e Pitchshifter, pagando però anche l’ennesimo tributo all’immancabile Marylin Manson (veramente palese il plagio). ‘Spray’ nel suo complesso risulta, quindi, un dischetto ove ogni song, pur rappresentando un mondo a parte ed una sfaccettatura di un suono, si lega alla successiva senza soluzione di continuità, fornendo un globale che comunque sa già di vissuto, sentito e masticato…in poche parole un surrogato che, se da una parte è in grado – ne sono sicuro – di accontentare tutti coloro che sono alla ricerca di bands che fedelmente alla linea ripropongono quello – e scusatemi se mi ripeto – ideato da NIN e Ministry già diversi anni, dall’altra non aggiunge linfa nuova ad un genere che sembra fermo ed immobile, in attesa che un nuovo scossone lo faccia riprendere dal suo torpore attuale.
Recensione a cura di Massimo 'Whora' Pirazzoli

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