Porca di quella vacca, che botta! Non riesco proprio a credere alle mie orecchie. Perché? Semplicemente perché 'Inferno' è l'album dei Motörhead più ispirato, più carico, più convincente, più coinvolgente, più elettrico e più dannatamente Rock'N Roll degli ultimi 15 anni di carriera (almeno), anche se limitare la caratura di questo dischetto alla sola discografia di Lemmy, Phil & Mikkey mi sembra quanto meno ridicolo e troppo limitativo. Volete che ve lo dica, allora? Ok. 'Inferno' è l'Album Rock'N Roll del decennio. Il dischetto rompe gli indugi con 'Terminal Show', canzone compressa, veloce e granitica in classico stile Motörhead, impreziosita dal solo tagliente di Mr. Steve Vai, ma è con 'Killers' che 'Inferno' prende subito il largo e le distanze dalla patetica massa informe composta dalla maggior parte delle Rock'N Roll bands moderne... groove ad alto voltaggio, selvaggio ed ipnotico, che ti prende le ginocchia e ti shakera fino allo sfinimento. 'In The Memory Of Tragedy' sembra tributare un omaggio a 'Seek & Destroy' dei Metallica, vuoi per il riffing similare o per il guitar solo in tutto Wah-Wah, mentre il poker di assi (eh, scusate di picche) iniziale si chiude con la pestata, greve e bastarda 'Suicide', un Rock'N Roll/Blues rallentato e calibrato sul battito del cuore. Punto e a capo con 'Life's A Bitch', un Blues sparato a mille, feroce ed aggressivo, dal sapore vagamente texano, prima di approdare alla song più Punk oriented di tutto il dischetto, lacerante nella ritmica e nel solos, ma decisamente azzeccata nel chorus quasi Boogie. Oppressiva e cattiva, arriva 'In The Black', che riesce a stupire per il chorus molto lavorato che, seppur pestato, si presenta sfacciatamente melodico, con la conseguenza che di rimbombarti in testa quasi fosse l'effetto di una post sbronza di super alcolico, per poi passare alla fisicità ed ai muscoli di 'Fight’ (vero trattore trascinatore) ed all'ammiccante 'In The Year Of The Wolf', sostenuta da un mood classicamente Rock & cathcy. Ma 'Inferno' non termina ancora di ammaliare, ed il finale è tutto ancora da gustare: 'Keys To The Kingdom' rappresenta tutto quello che un Blues classico deve contenere... sudore, fumo, alchool, sensualità e desiderio (già mi vedo in un Sexy Club di basso borgo davanti ad un c*lo che mi balla in faccia mentre la biondona di turno compie evoluzioni acrobatiche sul suo paletto da Lap Dance), 'Smiling Like A Killer' urla di nuovo il Rock'N Roll selvaggio e ribelle, mentre il finale è ad appannaggio di quello che ancora mancava nella storia dei Motörhead, ovvero un Country Blues tutto chitarra/basso acustico, caldo ed avvolgente come il miglior Southern insegna. Questo è quanto. Questa, in breve, è la cronaca della splendida, nuova, ennesima giovinezza della più grande Rock'N Roll band attualmente in circolazione. A tutti gli sbarbini del Rock'N Roll, e mi riferisco a quei gruppi che tanto oggi vanno di moda, ma che negli ultimi due/tre anni sono riusciti solo ad infarcire il mercato discografico di immondizia, non posso far altro che dire questo: inginocchiatevi e fate mea culpa, qua c'è solo da imparare. They are Motörhead, gonna kick your ass! Long Live Rock'N Roll!!
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