The Antichrist, the Madmachine, the Architect, the Mechanic... Cosa ci sarà mai da aspettarsi da quattro individui che hanno deciso di farsi chiamare in questa maniera? Beh, una cosa è certa, e cioè che gli Skymning non si sono solo scelti dei nickname originali, ma ci propongono anche un genere musicale decisamente sui generis... Strano a dirsi, ma questo quartetto ha iniziato la propria carriera suonando una sorta di death/power che avrebbe potuto esser definito in qualsiasi modo tranne che innovativo, invece adesso si ripresenta con un sound che mette in luce una vena sperimentale non da poco... "Machina Genova" è un album che suona molto "moderno" e attuale, ma nonostante quello che si potrebbe immaginare qui non siamo di fronte all'ennesima formazione che ha deciso di accostare il metal all'industrial o all'elettronica o più in generale a tutto ciò che ha un'origine "sintetica" , bensì a gente che ha avuto la bella pensata di creare una specie di ibrido death/post-hardcore che è molto ma molto particolare... Le dodici tracce presenti sono piuttosto interessanti, anche se devo ammettere che necessitano parecchi ascolti prima di poter essere "comprese" appieno e apprezzate: all'inizio infatti possono lasciare un po' perplessi, ma col passare del tempo riescono a convincere sempre di più. La prima volta che le ho sentite l'effetto è stato spiazzante, non sapevo neanche se potevano piacermi o meno, ma in seguito ho iniziato a notare particolari che mi hanno molto incuriosito, e che mi hanno persuaso del fatto che l'unico modo per capire bene la musica di questa band era ascoltarla con una grande attenzione nei confronti dei piccoli dettagli e delle sfumature. Strutturalmente parlando i brani sono abbastanza complessi e tra l'altro non c'è neanche una grande linearità al loro interno: lo schema tipico della death song è completamente stravolto e sostituito da una serie di elementi e sonorità che si rifanno sì a quel filone e a quel modo di interpretare il metal più estremo, ma che sono abbinati a cose abbastanza inusuali, vedi la maggior parte dei riff utilizzati o il modo in cui suona la batteria. Qualcosa in questo disco mi ricorda vagamente gli Slipknot di "Iowa", ma in realtà non ci sono termini di paragone molto adatti ad un lavoro del genere, che sa essere melodico e aggressivo allo stesso tempo (ma non nel modo in cui lo sono la maggior parte delle uscite di questi ultimi tempi!) e che di sicuro non ripete mai se stesso! Un ascolto consigliatissimo per chi ha voglia di cose nuove...
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