Veramente bravi i Varesini Even, che tornano con questo nuovo monicker dopo aver abbandonato il vecchio nome di Exile e il power/prog metal che proponevano con quella denominazione.
La band si riforma nel 2003 e pubblica questo “Think before speaking” (consiglio che tutti dovrebbero mettere in pratica), un’operina di hard/prog melodico con influenze “darkeggianti” e generosi inserti AOR (tanto che la bio definisce la loro musica dark/AOR!) di pregevole fattura.
Bravi soprattutto perché nonostante le molte influenze rintracciabili nel loro sound, riescono ad evitare di ricordare in modo evidente un gruppo o uno stile particolare … e in quest’epoca di omologazione musicale, in cui le bands finiscono per assomigliarsi un po’ tutte e si rifanno pesantemente a modelli già affermati, vi assicuro che non è cosa di poco conto. In fondo è questo che si chiede ad una “nuova” band, che si affaccia nell’inflazionato mercato discografico attuale … il coraggio di “osare”, la propensione alla sperimentazione, la volontà di cercare un suono che sia il più possibile personale, anche solo cercando di “mescolare le carte” all’interno di ambiti già molto conosciuti. Questo tipo di approccio è sicuramente presente negli Even, che grazie a doti di songwriting non ordinarie e ad una padronanza tecnica importante, oltre che ad un ottimo affiatamento (si sente che, anche se con varie pause, i componenti della formazione lombarda suonano assieme da parecchio tempo), hanno prodotto un dischetto in grado di risultare abbastanza originale in ogni frangente. Menzione particolare per il tastierista (e principale compositore) Paulo Cinza, che con i suoi interventi ispirati ed emozionali, contribuisce in modo fondamentale a creare le atmosfere “oscure” che contraddistinguono il suono così particolare degli Even. Certo non tutti gli episodi dell’album sono sullo stesso livello, ma penso che canzoni come l’opener “The abyss” - in cui convivono flavour dark e strutture prog/metal -, l’epica “IX”, lo splendido singolo “The storm is over” - con la sua melodia chitarra/tastiere accattivante e orecchiabile - o “Desert of light” - dall’introduzione acustica, che sfocia in un sound al tempo stesso melodico e potente, nel quale si segnala la prestazione del drummer Alex Girotti (noto anche come Lexxy J. con i glamsters Naughty Whisper) -, o ancora l’eccezionale “Ice”- dove rintocchi di campana e un delicato pianoforte ci conducono in quello che ritengo il miglior brano dell’intero cd, caratterizzato da vocals filtrate, linea melodica di assoluto valore, tastiere ancora una volta in evidenza e dallo splendido solo di Diego Della Novella -, indichino in modo chiaro il percorso da seguire.
Abbastanza interessante, seppur un po’ fuori contesto, anche l’”esperimento” di “Sickness”, dove vocals sincopate al limite del rap si contrappongono a cori d’ispirazione operistica.
Tutto perfetto quindi? Non proprio … Credo, per esempio, che sia possibile qualche miglioramento dal punto di vista vocale, in quanto, il pur bravo Dave Dell'Orto (anche negli epic/speed Drakkar), talvolta sembra non essere completamente a suo agio (soprattutto sulle frequenze basse) con il genere offerto dalla band: ciò accade per esempio, in “Fireflies”, che avrei preferito con un pathos interpretativo più spiccato, in “Hollow music” o anche nella lenta “Don’t rely on”, tracce che, a parte questi problemini, risultano tuttavia, essere abbastanza buone.
In generale sono un po’ tutte le armonie vocali che avrebbero bisogno di essere “messe a punto” in modo più preciso, risultando talvolta leggermente approssimative.
Si tratta in ogni caso di dettagli abbastanza marginali, di minime sbavature, che potranno facilmente essere corrette, soprattutto se gli Even troveranno qualche produttore e casa discografica disposta a puntare su di loro (“Think …” comunque, per essere un’autoproduzione, ha una buona resa sonora, ma il genere musicale proposto necessiterebbe di una registrazione più potente): credo che sarebbe certamente, almeno sotto il profilo artistico, una scommessa già vinta in partenza!!
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