Quinto album per i teutonici
9MM, dei quali avevo già recensito il capitolo precedente. E sarebbe bastato un copia/incolla del commento, tanto questa band replica sé stessa.
Germanici fino al midollo, ostentando tutta una serie di gadget stile Waffen-SS e cantando rigorosamente in lingua madre, il quartetto ripropone il proprio ultraclassico heavy metal da “beer party”. Una versione più rockettara e cafona di Accept, Scorpions, Ac/Dc, Kiss et similia, con la stessa attitudine da Oktoberfest dei più simpatici Tankard. In effetti, se al disco togliamo il contorno caciarone, restano dei brani sostanzialmente innocui e privi della necessaria energia graffiante.
Non c’è nulla di male nel loro semplicissimo heavy rock’n’roll festaiolo ed alcolico, ma neppure qualcosa che entusiasmi davvero. A meno di essere tedeschi, iper-nazionalisti, con la pancia gonfia di birra ed il salcicciotto nel piatto, ed in grado di entusiasmarsi per l’immancabile ritornello da coro in osteria.
Risulta che in patria i 9MM riscuotano un buon successo, quindi possono concentrarsi sul pubblico entro i confini nazionali.
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