Nati nel 2002, ma formati da musicisti in circolazione da molto più tempo, i
Clamfight di Philadelphia pubblicano il secondo album, seguito dell’esordio “Volume I” (2010). Parliamo di una band che propone un pesante heavy stoner/sludge/doom, pieno di riff monolitici e ritmiche bombastiche ma capace di mostrarsi sufficientemente complesso ed assimilabile.
Basta nominare alcune formazioni con cui il quartetto ha diviso il palco recentemente, per intuire la collocazione del loro stile: tra gli altri, Pale Divine, Iron Man, Jucifer, Solace. Ed è proprio quest’ultimo gruppo a presentare le maggiori analogie con i
Clamfighter, cioè il sound roboante ed il rifferama metallico, le cadenze che passano da elefantiache a dinamiche all’interno dei singoli brani, un batterista/cantante urlatore che ricorda molto Trinidad Leal dei Dixie Witch (tornati anch’essi con un nuovo lavoro), ed infine l’atmosfera fangosa che odora di paludi sudiste.
Nove pezzi, nove mazzate. Massicci, cupi, rumorosi, tossici, i quattro americani ci regalano un disco con gli attributi, ottima rivelazione di questo periodo a cavallo tra fine ed inizio anno. Anche se come qualità e varietà li posiziono ancora un pelo sotto i Solace (incredibile che una band del genere sia rimasta finora patrimonio di pochi intenditori!…nda), questi Clamfight sanno suonare vera musica heavy e spaccatimpani, perciò spero che i fans stoner/sludge li notino e li sostengano.
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