Sono quasi dieci anni che i
Newbreed cercano di farsi sentire, tra album autoprodotti, sforzi e tanta gavetta. Ebbene, come spesso accade i frutti di tanti sacrifici si sentono tutti, nella musica del combo polacco.
Un disco che appellare maturo sarebbe addirittura riduttivo. Parti strumentali che definire intricate è dire poco e, mentre succede di tutto (ma proprio di tutto) le linee vocali sovrastanti sono qualcosa di incredibile! Eteree, malate, nenie di dolore e sofferenza curatissime e dilanianti, che ti proiettano in un mondo completamente sconosciuto.
Sono album come questi che, all’alba del 2013, danno ancora valore alla parola sperimentazione. La proposta dei Newbreed non sarà mai di massa, saranno pochissimi gli illuminati in grado di aprire le porte a una band così complessa. Eppure, quelli che saranno in grado di farlo ne avranno estremo giovamento.
Se cercate melodie catchy, progressive maninstream e coretti simpatici, correte lontano a gambe levate, ma se avete la pazienza, la voglia, la curiosità di ricercare cose nuove, i Newbreed sapranno come accontentarvi.
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