Ma
Twilight Gate a voi non sembra il nome di un gruppo di quelli seri? Quelli che riempiono i palazzetti e fanno gli headliner ai grandi festival estivi? A me si. E invece sono 5 ragazzotti della provincia di Bari, che suonano insieme da quasi 5 anni ma che all’attivo hanno solamente questo demo e sono alla ricerca di un contratto discografico. Se lo meritano?
Ma assolutamente si.
“Twilight Gate” è infatti un demo di buonissimo livello, improntato su un power fortemente tinto di heavy classico, con una spruzzatina di prog che non guasta mai, riscontrabile in particolare negli assoli tecnici e precisi della coppia d’asce
Rossiello-Cantatore, davvero ottimi interpreti dello strumento, supportati in maniera eccellente dalla sezione ritmica composta da
Luciano Carlucci al basso e
Giacomo de Nicolo alla batteria. A completare il quintetto troviamo
Stefano Fiore (è solo omonimia col grandissimo calciatore ex Udinese e Lazio), vocalist di grandissimo talento, che in più occasioni mi ha ricordato il buon Fabio Lione, paragone che non può che giovare al cantante pugliese. Da menzionare anche il non trascurabile fatto che il disco è interamente prodotto e mixato da Gaetano Rossiello, il chitarrista della band.
E il disco, come già detto un demo di 7 pezzi, è davvero un gran bel biglietto da visita: si parte infatti con la strumentale intro “
Scent of Twilight”, la cui melodia verrà poi ripresa nella canzone finale, in una sorta di chiusura ideale del cerchio; si passa poi alle due canzoni più prettamente heavy/power, ovvero la doppietta iniziale “
Fate” e
“Land of the Wiseman”, per continuare con la bellissima ballad
“Starlight Memories”, nella quale possiamo apprezzare al meglio le qualità vocali di Stefano Fiore; la successiva
“Through the Gate” è in realtà solo un brevissimo intermezzo strumentale che funge da connessione con
“Portrait of the Warlord”, senza dubbio la canzone più completa e complessa del disco, che parte come una classica cavalcata power salvo permearsi di oscurità e assumere tinte quasi alla King Diamond, con inserti in growl (già presenti in misura minore anche in “Fate”)che ben si accompagnano alla voce acuta di Fiore, il tutto su una base strumentale che cambia tempi e ritmi nel più classico degli stilemi del prog, dimostrando un’invidiabile qualità a livello tecnico. A completare il disco troviamo un’ottima “
Catch the Rainbow”, cover degli indimenticati Rainbow di Ronnie James Dio, grande ispirazione della band come testimonia anche la dedica presente nel booklet, il quale booklet si presenta in maniera adeguata alla proposta musicale della band.
In conclusione un ottimo lavoro quello dei baresi, meritevoli davvero di un contratto discografico e di un’opportunità seria di lavorare a un full-lenght. Quando c’è la qualità bisogna assolutamente premiarla e quello dei
Twilight Gate è sicuramente il caso. D’altronde hanno un nome perfetto per riempire i palazzetti, non vorrete mica contraddirmi no?
Quoth the Raven, Nevermore..