Che noia, veramente, che noia si prova a ricevere tutti i mesi delle oscenità del genere, anticipati dai migliori auspici che si rivelano essere di solito autentici fuochi di paglia. "Into Shadows Act II" segue il mediocre primo atto, proponendosi come qualcosa di definitivo. "Through Horned Shadows Glimpse" recita il sottotitolo, mentre la casa discografica si affretta ad informarci che nel dischetto troveremo musica all'altezza di Ved Buens Ende e Manes (magari!!). Black metal americano - e qui già mi vengono i brividi - che vuole essere all'avanguardia pur restando legato al vecchio stile, in pratica come non aver detto nulla. Sette tracce per settanta e passa minuti di noia mortale... un lavoro che se fosse stato compresso in una mezz'ora avrebbe magari strappato una sufficienza, ma che così com'è, con le sue ripetizioni e la sua prolissità non può fare altro che stancare ed irritare. Poi arrivano i riff, una serie di melodie talmente scontate che non riusciresti ad immaginarle oltre ad una demo di un gruppo alle prime armi. Armonie banali ed insistite, peraltro suonate spesso con evidenti errori tecnici. Chitarrine classiche, interventi di violoncello, lunghissimi intermezzi ambient, per oltre un'ora di nulla suonato male. Non vorrei essere monotono anch'io e ripetere sempre le stesse cose, ma forse è il caso che gli americani (con le dovute eccezioni) si limitino a suonare quello hanno inventato e sono capaci di fare. E lascino l'avanguardismo a chi ha la cultura necessaria per affrontarlo.