Certo che questa band dell’Ohio aveva proprio tutto per non piacermi. Un moniker ridicolo, che oltretutto rende più complesso trovare notizie in rete (..ed io se sto on-line più di quindici minuti, ho il prolasso...nda); una copertina
fumettosa brutta come il peccato; la constatazione che questa uscita, targata High Roller Records, è un 7” in edizione limitatissima; ed infine il fatto che dei quattro brani presenti, uno è solamente un filler.
Quel tipo di pubblicazioni che sembrano indirizzate a parenti ed amici, niente di più.
Eppure, alla fine, gli
Album mi hanno sollecitato una certa curiosità di vederli alle prese con un vero album (..e scusate il gioco di parole…nda).
“Prologue” è soltanto un’introduzione recitata, accompagnata da qualche effetto electro-vintage, però offre anche la sensazione di prendere un po’ per i fondelli certe pacchianate epico-mitologiche che tanto piacevano ai defenders di trent’anni fa.
Con “Shout of the warrior” si fa sul serio: heavy metal alla The Sword / Black Pyramid, roccioso e pugnace ma con variazioni sul tema. Riff marmorei, groove muscolare, pochi e sagaci tocchi di synth, per un pezzo forse più da stoner/doomster che da metallaro vero e proprio, ma il confine è proprio sottile. Sul lato B troviamo i sette minuti di “Ballad of zephaniah”, dall’incipit bluesy ed atmosferico che lascia il posto ad una cavalcata chitarristica stile anni ’80, insieme alla compatta “When nations collide” che conferma l’attitudine classic heavy di questo quartetto.
Sì, non male. La giusta miscela di modernità e tradizione, con quella sottile vibrazione disincantata che accompagna le formazioni contemporanee. Non so se vale la pena sbattersi per procurarsi questo sette pollici, ma è utile segnarsi il nome del gruppo per eventuali sviluppi futuri.
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