Per tutti i
metalofili del
Belpaese con qualche anno di militanza sul groppone è praticamente inevitabile provare un pizzico d’emozione supplementare quando si parla di situazioni artistiche in qualche modo connesse alla leggendaria Strana Officina, una formazione che per molte ragioni è scolpita indelebilmente nei cuori dei suddetti.
La
Bud Tribe alimenta fatalmente tale suggestione, e se a questa aggiungiamo pure il contributo emotivo cagionato dalla presenza di Dario Caroli e Leonardo Milani (un chitarrista che non smette di sorprendermi, per la sua sensibilità e tensione esecutiva …) di fama Sabotage, un altro gruppo fondamentale per le vicende dell’
HM tricolore, appare chiaro che i primi a gioire per l’uscita di questo “Eye of the storm” (prevista in formato Cd con due
bonus-track , “Rule the lightning” e “Warrior creed”, non disponibili a livello promozionale, e in vinile …) saranno proprio i meno imberbi tra i tanti appassionati di questa strepitosa forma espressiva.
La scelta di enfatizzare ulteriormente il legame con la Strana Officina attraverso la celebrazione di chi non c’è più e la riproposizione di frammenti non banali di quell’avventura così straordinaria e drammatica, però, non deve essere intesa come uno “specchietto per le allodole” ad indirizzo
nostalgico, bensì come la rivelazione di un sentimento radicato e indissolubile, che fortunatamente è riuscito a coinvolgere anche ampie porzioni delle progenie più recenti degli appassionati di musica
rock, “ancora” capaci di riconoscere il talento, la passione e il “fuoco” di artisti veri e di esseri umani di spessore.
Non resta, dunque, che unirsi nell’
happening dal valore
trans-generazionale di questo terzo brillante lavoro della
Tribù toscana capitanata da Daniele “Bud” Ancillotti (autore dell’ennesima prova maiuscola, per la cronaca …), entusiasmandosi all'istante per
chicche memorabili del calibro di “Camelot” (che qualcuno ricorderà anche nella sua variante in madrelingua intitolata “Amazzonia” e inserita in “Non c'è più mondo” dei Cappanera) e “Metal show”, patrimonio inestimabile degli infuocati
live della Strana, e poi commuoversi per “La luna è già …” sentita e intensa dedica al compianto Marcellino Masi, che ha rappresentato un altro ragguardevole elemento di continuità tra le due esperienze musicali.
Non meno appassionante appare, tuttavia, il resto del programma, travolgente nell’icastica offensiva della
title-track e nelle frenesie
anthemiche di “Dragon’s lady”, vibrante e caliginoso nelle potenti “Mr. Cypher” e “Dead men walking”, incredibilmente suggestivo nelle cadenze vagamente Lynott-
iane della tagliente “Fool no more” e della passionale “Voices (in the night)”, tutta “roba” che ripudia ogni eventuale pausa sensoriale e che pure i meno “preparati” sulla nobile “Storia Italiana del Metallo” e contemporaneamente estimatori di Maiden, Judas, Sabs, Thin Lizzy e Ozzy si troveranno a consumare in forma intensiva ricevendone immediati e ampi benefici.
“Eye of the storm”, in definitiva, merita un posto importante in ogni collezione
metallica che si rispetti, ratificando per l’ennesima volta la freschezza, le capacità, il carisma e l’entusiasmo di gente che “
non finirà mai” di ostentare inalterata la propria “
fede” e di proporsi ad altissimi livelli artistici.