Toh, è uscito un nuovo live dei Queensryche? Ma aspetta... non era uscito già un doppio cd live neanche tre anni fa?! La ragione di questa scelta si intuisce guardando la scaletta delle canzoni di questo album: buona parte del cd è dedicata alle canzoni dell'ultimo studio album della band, “Tribe”, mentre quasi tutti i rimanenti pezzi (se escludiamo i classici estratti da “Operation: Mindcrime”) non faceva parte di “Live Evolution”, e l'opportunità di ascoltare composizioni della qualità di “Anybody Listening”, “Della Brown”, “Best I Can” o “Sign of the Times” (per non parlare di una splendida versione acustica di “Roads to Madness”) riproposte in un'ottica live ha sicuramente il suo fascino. Sin dalle sue prime note “The Art of Live” si rivela un live atipico, che più che puntare sulla potenza e sul dinamismo privilegia le atmosfere calde ed evocative degli ultimi dischi della band, una scelta che potrebbe spiazzare più di un fan, ma che sicuramente da' a questa uscita un senso preciso, differenziandola in maniera netta da “Live Evolution”. Sono infatti numerose le canzoni proposte da “Tribe”, che pur suonando davvero convincenti e coinvolgenti sullo studio album, dimostrano di essere poco adatte ad un contesto live, mancando quasi totalmente di incisività e potenza. Purtroppo la qualità della registrazione di questo album è francamente scarsina, quasi fosse un “ottimo bootleg”, ed è sicuramente la magica voce di Geoff Tate a risentirne maggiormente. Inoltre la performance dei Queensryche sembra generalmente fiacca, quasi svogliata, anche se l'enorme classe della band di Seattle dona alle composizioni un fascino unico. Se avete apprezzato gli ultimi album del gruppo, potreste trovare in “The Art of Live” un acquisto interessante, seppur non privo di difetti. Se invece avevate abbandonato i Queensryche già dieci anni fa, difficilmente questo live vi farà tornare sui vostri passi!
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