Gli inglesi
Damnation Angels si muovono lungo coordinate musicali che si incrociano raramente dalle loro parti. Infatti, siamo di fronte ad un Symphonic Power Metal che ha le sue fonti d'ispirazione nei Kamelot, Rhapsody o Nightwish, anche se qua e là (come nel caso di "Reborn" e "I Hope") ci si può spingere anche ai Secret Sphere o Royal Hunt.
Da segnalare comunque, come per il ruolo di cantante abbiano
arruolato Per Fredrik "PelleK" Åsly, cantante norvegese che dopo aver partecipato alla versione locale di "The X Factor", nel 2012 ha poi dato alle stampe il più che discreto "Bag of Tricks", ben accolto anche su queste pagine, autore di una prova assolutamente convincente anche in questa occasione.
Ad ogni modo, se le formazioni citate in apertura hanno lasciato sempre un segno del loro passaggio, i Damnation Angels non riescono ad incidere quanto dovrebbero, anche perchè finiscono per catturare l'attenzione solo nel finale del disco, dapprima quando piazzano una cover atipica ed inaspettata - ma comunque ben riuscita - come quella di "No Leaf Clover" (che i Metallica avevano realizzato per il live "S&M") e sopratutto poi grazie alla successiva "Pride (The Warrior’s Way)". Già, questa è indubbiamente la canzone meglio riuscita dell'intero album, grazie alla perfetta integrazione di atmosfere orientali all'interno di un brano tipicamente
power sinfonico, e che in questa edizione precede un'altra cover, "Kurenai" degli X Japan, cui è assegnato il ruolo di chiudere "Bringer of Light", il loro esordio uscito già l'anno scorso in Giappone per la Radtone Music ed ora riproposto dalla Massacre, etichetta ormai
avvezza a questo tipo di operazioni.
I am
I hear
I see
I feel
I review
I think therefore I am ...
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