Le persone raffinate e di classe non trascendono mai nella violenza fisica e/o verbale, ma ai Visceral Bleeding non importa una sega essere considerati dei pudichi fighetti e volentieri trascendono, non nella violenza, ma addirittura nella ferocia, come recita il titolo di questo disco, il secondo per gli svedesi dopo il debut “Remnants Of Deprivation”. Le coordinate di questo disco ci portano dalle parti di un death metal che vanta una tecnica incredibile, fatta di riffing intricato e repentini e umorali cambi di tempo e di ritmo basati su improvvisi stop’n’go seguiti da accelerazioni brucianti, ma che al tempo stesso non perde un grammo di impatto e brutalità, suonando granitico e compatto, e che si fregia di composizioni tutte degne di nota e ricche di groove e spunti interessanti. Viene così sputtanato e in un sol colpo spazzato via tutto il sudiciume melodico che negli ultimi tempi è calato giù dalla Svezia, ed era ora aggiungerei io. La prova esecutiva della band è sopra le righe con un riffing davvero serrato e denso, dei bassi corposi e pesanti ed un drumming fantasioso e incessante, sui quali si eleva la voce gutturale di Dennis Rondum, che a tratti utilizza uno stile vocale che, fatte le debite proporzioni, lo fa assimilare ad uno “scat-man”.
“Indulge In Self Mutilation” e “Clenshed Fist Obedience” sono dei pezzi di assoluto valore, nei quali la varietà compositiva è esaltata dall’esecuzione tecnica, veloce e letteralmente devastante. Alla fine dei quasi 29 minuti di questo disco si arriva sfiniti e sfibrati, ma con un sorriso ebete stampato in faccia e la voglia di ricominciare e sottoporsi di nuovo a questo massacro sonoro. Semplicemente uno dei migliori act death metal dell’anno, roba da impegnarsi la dentiera della nonna per comprarselo.
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