Nonostante siano giunti a quello che è il loro sesto album di lunga durata e sebbene siano in giro dal lontano 1993, i norvegesi
Crest of Darkness sono sempre stati ai margini della scena black metal.
Da un lato perchè la loro proposta non è stata mai canonica, del resto il leader
Ingar Amlien proviene dai progster
Conception, dall'altro perchè la loro discografia è fatta anche da album per lo meno discutibili.
"In the Presence of Death", che interrompe un silenzio di ben sei anni, fortunatamente non fa parte delle cadute di tono a cui il gruppo ci ha, purtroppo, abituato in passato, ma è, invece, un buon album di extreme metal, suonato con la solita perizia tecnica e dotato di un tiro e di una violenza notevoli.
Brani come le indiavolate, in tutti i sensi,
"Demon Child",
"The Priest From Hell" o
"Womb of the Wolf" sono stilettate che, rabbiose, feriscono le orecchie dell'ascoltatore e ci danno un esempio della capacità del gruppo di saper comporre musica brutale ed intensa.
Certo, non tutto l'album si mantiene agli stessi livelli e certe scelte, soprattuto vocali, sono poco indovinate, ma resta comunque la sensazione di trovarsi di fronte ad un disco in grado di saper mescolare in maniera convincente black metal, melodie sinistre, accenni progressivi, inaspettate aperture melodiche e pura e semplice distruzione attraverso un suono freddo e sottilmente venefico che non potrà non piacere a chi cerca sensazioni forti dalla musica.
Non credo che
"In the Presence of Death" renderà i
Crest of Darkness famosi, ma resta un lavoro di spessore, cosa rara in un gruppo in giro da tanto tempo.
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