L'ascolto di quest'opera prima dei The Marigold ha rappresentato per me una piacevole sorpresa, non solo perché si tratta di un lavoro molto particolare e interessante, ma anche perché ne è autrice una giovanissima band italiana! Dal '98 a oggi il terzetto abruzzese ha fatto uscire tre demo e ha anche preso parte a una compilation nella quale comparivano diversi nomi conosciuti della scena alternative del nostro paese (come SUX! e One Dimensional Man), ma soltanto adesso giunge al debutto discografico vero e proprio. "Divisional" è un disco strano, intimista e oscuro, che ha certamente una marcia in più rispetto a quelli di tanti altri gruppi agli esordi. Tra l'altro non ci vuole poi molto per rendersene conto, difatti basta ascoltare anche un solo brano per capire che questa non è la solita formazione con tanta buona volontà ma poche idee: qui di idee ce ne sono parecchie e sono servite a creare delle canzoni di grande impatto, che non rischiano mai di apparire noiose o scontate! Non è facile dire con esattezza cosa propongono i The Marigold, ma a grandi linee potrei descrivere la loro musica come una via di mezzo tra l'alternative rock/metal, la new wave e il gothic. È proprio tale accostamento di generi a rendere speciale l'album, che si apre con l'ottima "The bodypart", una track che colpisce subito per la sua freschezza e che è contraddistinta da un sound piuttosto melodico ma anche dinamico e diretto. In poche parole sembra di ascoltare un pezzo dei Cure (il cantante ha un timbro di voce molto simile a quello di Robert Smith!) rifatto da qualche band rock o metal, e vi assicuro che l'effetto non è niente male... Anche la seconda canzone, dal titolo "Melanie", prosegue nella direzione della precedente proponendo musica molto varia ed emozionante, fatta di atmosfere cupe ma mai troppo pesanti o oppressive. I successivi "Tried" e "Nada" sono invece due brani leggermente diversi da quelli appena citati (sono infatti caratterizzati da sonorità più heavy e aggressive), mentre "Coercive mind" è un pezzo fortemente influenzato dalla new wave. Al termine c'è il lunghissimo "Divisional" (che ricorda parecchio certe cose dei Tool) e subito dopo una ghost track molto dolce e malinconica, che va a chiudere definitivamente il cd. Un debut di tutto rispetto insomma, che fa prevedere un futuro alquanto roseo per questa formazione.
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