Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2013
Durata:73 min.
Etichetta:Victory

Tracklist

  1. RISING
  2. BLOWTORCH NIGHTLIGHT
  3. SEDUCE & DESTROY
  4. CRUSH
  5. HEMATOPIA
  6. NECROMATIC
  7. QUARANTINE
  8. VOYEUR
  9. APEX PREDATOR
  10. FERAL GAME
  11. LIVESTOCK
  12. HAG
  13. THEOPHAGY

Line up

  • Otep Shamaya: vocals
  • Markus Estrada: guitars
  • Rani Sharone: bass
  • Gil Sharone: drums

Voto medio utenti

Otep Shamaya è un nome ben conosciuto all'interno del movimento nu-metal, soprattutto quello a cavallo tra il vecchio e il nuovo millennio. So che sembra il nome del protagonista di uno show di Maccio Capatonda, ma così non è: trattasi infatti di una delle voci femminili più interessanti e versatili del panorama alternativo, voce che con "Hydra" chiuderà una parte della sua carriera.

E' notizia risaputa ormai che gli Otep hanno cessato di esistere subito dopo l'uscita di questa nuova, e quindi ultima, fatica discografica. Ne sarà valsa la pena? Il canto (o meglio, l'urlo) del cigno sarà adeguato a una carriera ricca di soddisfazioni?
Globalmente direi proprio di si.
"Hydra" è un album compatto, oscuro, che finirà più volte con lo spiazzare, anche clamorosamente, l'ascoltatore abituato a determinate sonorità nu-metal alle quali la band americana è sempre stata così legata.
La base è sempre quella, chiariamoci, ma ci sono degli episodi all'interno del disco che strizzano l'occhio al gothic e a certe atmosfere lugubri e oscure, in particolare grazie ai testi graffianti e espliciti scritti dalla Shamaya in persona, che caratterizzano in maniera palese le composizioni della band.
Ma il concetto fondamentale che traspare da questo disco in maniera netta è che Otep è la protagonista assoluta: la sua voce infatti è la componente chiave di ogni canzone, sia in quelle più metal-oriented quali "Hag" o "Feral Game" sia in quelle più intimistiche, quali l'intro parlata "Rising" o "Voyeur". La musica è il contorno, un contorno piuttosto semplice e manieristico, che fa da contraltare al lavoro dietro al microfono di Otep, vera regina del gruppo che porta il suo nome.
Impossibile poi non menzionare la conclusiva "Theophagy", 22 minuti di pura macabra follia, dai testi deviati e al limite del grottesco, davvero adatti a chiudere un disco e una carriera lunga quasi 14 anni.

A qualcuno dispiacerà, qualcuno sarà felice e a qualcun altro, tra cui il sottoscritto, non fregherà poi così tanto. Gli Otep che si sciolgono però fanno notizia ed è innegabile che il carisma della sua frontwoman sarà un elemento del quale si sentirà la mancanza.

Quoth the Raven, Nevermore..
Recensione a cura di Andrea Gandy Perlini

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