Onestamente non credevo che dopo "Faithbringer" i Star Queen avrebbero avuto la possibilità di incidere un secondo album. Questo non solo per i deludenti risultati conseguiti con il loro debutto, e comunque c'è chi ha fatto di peggio e poi ha proseguito per anni ed anni imperterrito, ma gli Star Queen avevano dato l'impressione di rappresentare più un episodio, un progetto a se stante, nato in seguito all'incontro tra lo svedese Thorbjörn Englund (chitarrista dei Winterlong) e la cantante bulgara Stella "Star Queen" Tormanoff, piuttosto che il punto di partenza di un vera e propria band.
Chiariamo subito che tutti i difetti presenti sul debutto sono ancora qua a pregiudicare il lavoro degli Star Queen, sebbene si noti qualche piccolo miglioramento. Stella ad esempio, nonostante gli svolazzamento di troppo ("Your True Self" o la terribile "Virginia and the Wizard" sulle altre) lascia intravedere qualche spiraglio di luce (la delicata "Existence" ma anche la conclusiva "Labyrinth of Spleen"). E' sempre più evidente come Tarja Turunen rappresenti un punto di riferimento per la cantante bulgara, ma è altrettanto innegabile come Stella possa (per ora?) "guardare" solo da lontano la vocalist dei Nightwish. Purtroppo anche nell'occasione il supporto musicale non è dei migliori. La produzione, sebbene non piatta ed innocua come in passato, latita in profondità e di consistenza, in particolar modo nei suoni della batteria, esageramente "triggerata". E' in ogni caso all'aspetto compositivo che vanno imputati i principali capi di accusa, a causa di brani inconcludenti e noiosi, e credo sia sufficiente l'ascolto di "Draft" o "Revelation of Our Malice", accoppiata messa lì, criminalmente una a seguito dell'altra, per dimostrarlo.
Come se non bastasse, tra le note peggiori dell'album si piazza poi in prima fila la copertina: davvero difficile fare di peggio...
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