Gli australiani
The Amenta sono sempre stati un gruppo molto particolare che si è distinto da subito nell’affollata scena estrema a partire dall’esordio
“Occassu”, per il quale si sono spese molte parole positive, fino ad arrivare al precedente
“nOn” che marcava un enorme passo in avanti rispetto agli esordi. Da allora sono passati ben cinque anni e i
The Amenta si sono prodigati in continui tour suonando un po’ ovunque e un po’ con tutti, tra gli altri
Morbid Angel,
Deicide,
Belphegor e
Hour Of Penance, ma allo stesso tempo non sono stati con le mani in mano neanche a livello realizzativo dando alle stampe due Ep,
“V01D” e
“Chokeold” che, a dir la verità, non che abbiano aggiunto molto alla loro discografia. Ora, dopo aver assestato la line up con l’ingresso di Cain Cressall dietro il microfono, è venuta l’ora di
“Flesh Is Heir”, nuovo intrigante pargolo…C’è da dire subito che tra questo e il precedente full lenght non c’è la netta differenza e l’incredibile evoluzione che marcava i primi due albums,
“Flesh Is Heir” segue, infatti, il percorso intrapreso con
“nOn”, aggiungendo qualcosa in fatto di cattiveria grazie a ritmiche leggermente più spezzate che richiamano alla mente i migliori
Red Harvest (come in
“Teeth”) e in qualche caso sconfinano fino ai
Meshuggah. La migliore qualità di
“Flesh Is Heir” è certamente l’eterogeneità dei pezzi, che riescono a infondere sempre una carica negativa in maniera diversa, ne sono esempi lampanti
“Disintegrate”, il cui attacco furioso rimanda direttamente ad un incrocio bastardo tra
The Monolith Deathcult e
Myrkskog, o anche
“Sewer” e la seguente
“The Argument” le cui atmosfere malate e grevi sembrano essere la perfetta colonna sonora per la fine del mondo. Un po’ al di fuori di questo coro malato si stagliano
“A Womb Tone”, pezzo interamente strumentale senza molta personalità, e
“Cell”, song fortemente atmosferica, quasi interamente giocata su una voce sussurrata, entrambi però sembrano spezzare oltremodo il feeling dell’intero album. Se avete amato l’industrial metal di
“nOn” adorerete alla follia anche questo
“Flesh Is Heir”, se invece speravate che il precedente album fosse solo l’inizio di un viaggio che poteva portare chissà dove allora potreste anche rimare delusi, l’importante però è dare a quest’album più di una possibilità perché fermarsi al primo ascolto potrebbe essere molto limitante e finireste per perdere una grossa occasione…
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