Skyclad - A Semblance Of Normality

Copertina 8,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2004
Durata:47 min.
Etichetta:Dream Catcher
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. INTRO (PIPES SOLO)
  2. DO THEY MEAN US?
  3. A GOOD DAY TO BURY BAD NEWS
  4. ANOTHERDRINKINGSONG
  5. A SURVIVAL CAMPAIGN
  6. THE SONG OF NO-INVLOVEMENT
  7. THE PARLIAMENT OF FOOLS
  8. TEN LITTLE KINGDOMS
  9. LIKE... A BALLAD FOR THE DISENCHANTED
  10. LIGHTENING THE LOAD
  11. NTRWB
  12. HYBRID BLUES
  13. OUTRO (THE DISSOLUTION OF PARLIAMENT)

Line up

  • Kevin Ridley: vocals, guitars
  • Steve Ramsey: guitars
  • Graeme English: bass
  • Arron Walton: drums
  • Georgina Biddle: fiddle, keyboards

Voto medio utenti

Gran bel disco questo degli Skyklad, gli manca solo una cosa: la caratteristica voce di Martin Walkyier. Ma ormai Martin se ne è andato per altre strada lasciando il timone del gruppo a Kevin Ridley, che sebbene da anni al fianco del gruppo come produttore era entrato nel gruppo come chitarrista solo a partire da "Vintage Whine" (1999. Kevin, già che c'era ha raccolto anche il microfono, cavandosela in maniera egregia sia nelle parti più folk ("Anotherdrinkingsong" o "The Song of No-Invlovement") sia nei momenti più torridi ("Ten Little Kingdoms"), anche se, inutile nasconderlo, gli manca la magia del suo predecessore. "A Semblance of Normality" è arricchito anche dal contributo della London Royal Philharmonic Orchestra presente su diverse canzoni, una collaborazione che comunque non ammorbidisce mai il taglio Heavy, direi nell'occasione addirittura accentuato rispetto al passato, del gruppo inglese. L'album si apre con un solo di cornamuse e dopo la potente e martellante "Do They Mean Us?", si arriva velocemente a "A Good Day to Bury Bad News", un brano dal groove enorme, con un feeling blues ed un gran testo, di stretta attualità. Già, nonostante le sonorità folk i temi affrontati non sono mai banali (beh, non lo sono mai stati), ed evidente una feroce critica alla politica inglese. Si inizia a saltellare con la brillante "Anotherdrinkingsong", un classico per gli Skyclad e che, come rivela il titolo, non può che spingervi a bere e ballare in compagnia. Rimaniamo su livelli di eccellenza con "Survival Campaign", dove chitarre e ritmica pestano ed il violino di Georgina Biddle e l'orchestra ne sottolineano i momenti più drammatici. Non molla la presa nemmeno "The Song of no-Invlovement, sebbene il chorus non sia tra i più riusciti del disco. Nuovo invito a saltare con "Parliament of Fools", brano vicino a quanto proposto su "Vintage Whine" o "Folkemon", se non fosse per l'assolo blueseggiante che precede un chorus esemplare. Sicuramente uno degli highlights del disco. Non mi sento però di dire la stessa cosa per i due pezzi che seguono, la violentissima "Ten Little Kingdoms" con accelerate ai limiti del hardcore e per "Like... a Ballad for The Disenchanted" con aperture e percussioni arabeggianti che non evitano l'insorgere di un filo di noia che neppure l'interpretazione vocale di Kevin riesce a scacciare. "Lightening The Load" è un ritorno allo stile classico degli Skyclad, una ballata folk tra momenti malinconici ed energici, con l'ennesimo ottimo assolo di Steve Ramsey. "NTRWB" si appaia a "Do They Mean Us?" per groove e con un suono e riffs davvero massicci. "Hybrid blues" che ha invece ha taglio più moderno, nel refrain Kevin ricorda parecchio John Bush degli Anthrax, le chitarre acustiche e le percussioni di Arron Walton si accompagnano alle orchestrazioni, eppure non mi convince del tutto, nemmeno nei suoi passaggi elettrici. Infine non rimane che la breve "The Dissolution Of Parliament", acustica e celtica, prima della conclusione di un album che conferma lo stato di salute degli Skyclad. Ottimo.
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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