Se non fosse per la
Candlelight Records non avrei avuto la possibilità di incrociare la mia strada con questa formazione scozzese, per la precisione originari di Falkirk (dove l'eroe nazionale William Wallace venne sconfitto dalle truppe inglesi), che aveva fatto uscire "
The Giants of Auld" già nel 2010 per la Lone Vigil Recordings, rimanendo però
celato all'ombra di tante - troppe - altre uscite.
E sarebbe stato un vero peccato perchè il Black Metal dei
Cnoc An Tursa, mai esageratamente furibondo o primordiale, svela invitanti sfumature dark, folk, celtiche ed epiche, che vanno a braccetto con un guitarwork che talvolta guarda più ad Iron Maiden (nel finale di "Hail Land of My Fathers") e Running Wild ("The Lion of Scotland") che a
certi massacratori delle sei corde beccati a bazzicare il genere.
Quando però è poi il momento di cantare
Alan Buchan (anche chitarrista) mette al servizio del gruppo un'ugola scartavetrata, il più delle volte preda di screaming vocals, mai doma e battagliera, come lo sono peraltro le tematiche affrontate nei testi, ispirati da avvenimenti legati alla storia ed alla letteratura della loro Scozia, con un approccio maturo che gli evita di perdersi in proposte ingenue o
fanciullesche.
E' innegabile che brani come "
Hail Land Of My Fathers" o "
Culloden Moor" siano maggiormente calamitati dal Black Metal di formazioni come, ad esempio, i Primordial, ma quando questi quattro orgogliosi scozzesi si propongono con canzoni dello stampo di "
The Spellbound Knight" o di "
Blar na h-Eaglaise Brice", scopriamo come due anime differenti si incontrino, scontrino e si completino, unendosi all'interno della loro proposta musicale.
Ed ora, recuperato il passato, non possiamo che guardare con fiducia al futuro dei
Cnoc An Tursa.
I am
I hear
I see
I feel
I review
I think therefore I am ...
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