La
Century Media pare essere in fase di ristampe e, dopo i
Sacramentum, ecco la volta dei
The Moaning: ben vengano queste operazioni di ripescaggio, poichè si tratta di lavori comunque interessanti di band purtroppo passate in secondo (ma anche in terzo piano) e può essere utile una loro riscoperta, sicuramente molto di più rispetto alla quindicesima ristampa del bootleg dei Maiden o del live dei Metallica.
Venendo ai The Moaning, ed in particolar modo al loro unico disco "
Blood from Stone", uscito nel 1997 ma registrato all'inizio dell'anno precedente negli allora celeberrimi
Abyss Studios di
Peter Tagtren degli
Hypocrisy, si trattò di una band dalla carriera fulminea, coincisa con la pubblicazione di questo album, completamente inosservato e che sancì l'immediata ed immeritata fine del combo, che si divise tra altri gruppi minori della scena scandinava, come
Satariel, Incinerator e Helltrain, insomma niente di che.
Tuttavia "Blood from Stone", come spesso accade, se fosse uscito oggi (ma considerate le vendite di allora...) paradossalmente avrebbe avuto molto più successo in quanto il decadimento odierno della qualità musicale attuale avrebbe proiettato questo cd come lavoro eccelso, al contrario di quanto accadde nel 1997 quando ogni uscita rappresentava una vera perla del genere, con il risultato di soffocare un disco "carino" come questo.
In quegli anni il trend di punta era il blackened death metal, o se vogliamo il deathblack, di scuola
Dissection, ma in questo caso i nostri svedesoni puntavano decisamente più in direzione death metal melodico che black, sul versante
In Flames, Dark Tranquillity, Eucharist, Naglfar: tanta classicità, belle melodie disegnate dall'ottima coppia d'asce
Patrik Törnkvist e
Mikael Granqvist, vocalizzi al vetriolo ed adeguatissimi da parte del fratellino Pierre Törnkvist ed una spruzzata di rifframa thrash di scuola Slayeriana: basti ascoltare l'inizio della variegata "
Dying Internal Embers" per rendersi conto di quanta base maideniana ci sia nei The Moaning, così come al tempo gli
In Flames di "
Lunar Strain" venivano etichettati come gli
Helloween della
New Wave of Swedish Death Metal o Extreme Metal, a seconda dei casi.
All'edizione originale, uscita per la grandiosa
No Fashion (pazzesco che una label con una catalogo pazzesco come quella sia fallita...) si aggiungono quattro brani presi dai due demo precedenti che gli valsero il contratto discografico: operazione simpatica ma nulla più, il valore della ristampa risiede nel disco stesso, oggi altrimenti introvabile.
Immancabile la bellissima, come al solito, copertina ad opera di
Kristian Wahlin che in carriera non ne ha mai sbagliata una, specie in campo death black.
CALDAMENTE raccomandato a tutti gli amanti di quel movimento davvero fondamentale per lo sviluppo della odierna scena metal estrema.
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