Alternative, post grunge, post punk…chiamatelo un po’ come vi pare, ma credo che ci siamo intesi.
Caratterizzato da una produzione largamente approssimativa, che forse in questo caso è anche voluta (sebbene la cosa sia parecchio irritante, facciamo che vada bene così), il disco degli italianissimi
Over The Edge a mio parere richiama da molto vicino i
Verdena.
Il problema è che non si scosta di un passo da tutto ciò che questo genere ha dato in passato. Ma in un ambito così inflazionato probabilmente sarebbe il caso di osare un po’, di provare qualcosa di nuovo, invece di appiattirsi sempre sui soliti quattro accordi. Ecco, agli Over The Edge ancora manca questo coraggio nello sperimentare, nel provare sentieri personali.
Peccato, perché a guidare la band c’è una voce davvero di grande spessore, con un bellissimo timbro e ottime doti interpretative. Per farla rendere al meglio bisogna lavorare davvero tanto sul songwriting. Forza!
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