Quando un paio di anni fa, agli albori della mia carriera di glorioso scribacchino, recensii per puro caso (ero convinto fosse l'omonima band power portoghese) "The Blood, the Flesh, the Devil" dei giovani svedesi
In Solitude, mai avrei pensato di trovarmi davanti uno dei dischi più belli degli ultimi anni. Ascoltato e riascoltato alla nausea, non finiva mai di stancarmi e i consensi a riguardo sono stati unanimi un po' in tutto il globo terracqueo.
E' con estremo piacere quindi che mi trovo a spendere due parole sul primo lavoro degli svedesi, l'omonimo "
In Solitude" del 2008, per l'occasione riedito e rimasterizzato dalla Metal Blade Records, nuova etichetta del gruppo di Uppsala.
Come per il secondo sforzo della band, anche il disco d'esordio di moderno non ha praticamente nulla e se qualcuno ci dicesse che si tratta di un album uscito sul finire degli anni '80, non avremmo assolutamente nulla da ridire: tutto, ma davvero tutto, dalla produzione alla voce, dai riff alle parti di basso e batteria, fanno pensare al periodo d'oro dell'heavy metal. Black Sabbath e Mercyful Fate su tutti, con una spruzzata di giri maideniani che non guastano mai, "In Solitude" è un disco che non ha nulla da invidiare né ai celebri predecessori del passato né al suo successore di cui ho già ampiamente parlato nella recensione apposita.
Rispetto a "The Blood, the Flesh, the Devil" mancano giusto gli splendidi assoli della coppia
Lindstrom-Palm, ma solo perchè il secondo non faceva ancora parte della band, sostituito dal pur bravo
Mattias Gustavsson, il quale non possedeva però il gusto del suo successore.
Dal punto di vista delle singole canzoni c'è davvero di tutto, ogni singolo elemento dell'heavy metal ottantiano viene abbracciato in questo disco: si va dall'heavy-power di "
Witches Sabbath" alla rockeggiante "
7th Ghost", passando per la tipica cavalcata maideniana "
Temple of the Unknown" e soprattutto per la bellissima "
Kathedral", in cui l'anima di King Diamond si palesa con maggior forza.
Ah, l'ho già detto che su questo disco il frontman Pelle Ahman aveva solo 16 anni? No? Beh aggiungetelo alle meraviglie di questa band strepitosa.
Bello, bellissimo, bellissimissimo. Non ai livelli del suo successore, sintomo di una band in costante miglioramento, ma comunque un album da avere e da ascoltare fino alla nausea. E, se possibile, da far ascoltare ai vostri figli, tanto per fargli capire cos'è il vero metal. Gli
In Solitude sono il passato che guarda al futuro.
Quoth the Raven, Nevermore..