Presentati da una copertina disegnata dall'inconfondibile mano di
Kristian "Necrolord" Wåhlin, si riaffacciano sul mercato gli olandesi
Infinity, nome storico della scena black metal del loro paese, con il loro quinto lavoro
"Non De Hac Terra"che segue a distanza di quattro anni l'uscita precedente.
Il gruppo è in giro dall'ormai lontano 1995 ed ha dunque raggiunto una notevole esperienza la quale, insieme a buone doti compositive, permette loro di cesellare, ancora una volta, un lavoro efficace, abrasivo e violento che certamente sarà appetibile per gli amanti di queste sonorità.
Il nuovo album suona come un ideale incontro tra le armonizzazioni malate degli indimenticati
Dissection e la furia degli
Immortal più tecnici, quelli con Abbath alla chitarra, con l'aggiunta di una piacevole vena melodico/epica che rende i brani avvincenti e guerreschi, sebbene sempre declinati all'interno di una atmosfera nera ed oscura che permea tutto il lavoro.
Gli
Infinity danno prova, dunque, di grande maturità e, senza ricorrere a stratagemmi particolari e senza essere particolarmente originali, compongono quello che dovrebbe essere un disco di melodic black metal come si rispetti e come ci piace ascoltare.
Del resto basta mettere su brani come la conclusiva
"The Inevitable Darkness", fiera e battagliera dichiarazione di orgoglio, o la violenta
"Onwards The Funeral Pyre" dalle deliziose melodie, per capire di essere al cospetto di gente che sa quello che fa e che crede in quello che fa.
"Non De Hac Terra" è davvero un ritorno con i fiocchi ed un album che non dovrebbe mancare nella collezione dei cultori del black metal di classe.
Bentornati.
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