"Dragged Down A Dead End Path" è il primo lavoro degli americani
Call Of The Void, con cui la band si affaccia sulla scena musicale. Essendo patrocinati dalla prestigiosa Relapse Records, è facile intuire come la band si muoverà nell'ambito delle forme di espressione più estreme del metal: non si tratta proprio di metal, ma il concetto rimane invariato dal momento che i Call Of The Void sono fautori di un hardcore diretto e senza fronzoli, con qualche richiamo al grindcore. Non si sfugge quindi a canzoni di un paio di minuti dove si viaggia quasi sempre a tempi sostenutissimi, mentre il singer
Steve Vanica voita nel microfono il suo scream grezzo e furente. In tutto questo marasma sonoro, i Call Of The Void sono abili nell'inserire riff più ragionati e fangosi, quasi sludge, che stemperano la furia cieca dei pezzi e danno qualche attimo di tregua all'ascoltatore, come accade per "Endless Ritual Abuse", "Abomination", "I Hope You Two Fuck" o la conclusiva "Faith & Filth". I 26 minuti di "Dragged Down A Dead End Path" trascorrono in un lampo e lasciano l'impressione di una band sincera e genuina, dalla forte attitudine e che in sede live promette morte e distruzione. Sicuramente è questo l'ambito che maggiormente si addice ai
Call Of The Void, che tuttavia anche su disco sono riusciti a mettere insieme un buon prodotto adatto agli amanti del genere. Difficilmente li ritroveremo nelle poll di fine anno, ma se non altro ci faranno passare una mezzora scarsa senza troppe menate.
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