Imbracciati gli scudi e sguainati spadoni e qualche ascia bipenne, i Turisas hanno strappato facilmente un contratto alla Century Media. Certo onore alle armi, ma anche merito della loro proposta musicale.
Gli atteggiamenti bellicosi del gruppo finlandese sono sicuramente figli della tradizione e dell'immaginario Viking Metal (Einherjer, Thyrfing, Mithotyn...) ma rivisti sotto un'ottica meno estrema. Il temperamento è sempre quello del guerriero ed anche la componente folk non è stata risparmiata, ma trovano come alleato una solida inclinazione epica e sinfonica. Sintetizzando direi che i Turisas si possono descrivere come una riuscita combinazione di Bal-Sagoth e Finntroll e Manowar.
L'approccio magari ingenuo ma enfatico (che già apprezzai sull'esordio dei Celesty) delle tastiere è un po' l'ago della bilancia di "Battle Metal". Se terrà lontano diverse schiere di metalheads, che sorrideranno con sufficienza, altri lo apprezzeranno. Sin dalla pomposa opener "Victoriae & Triumphi Dominus", breve e inevitabile (ma perchè poi, di grazia?) intro che sfocia nell'orchestrale e battagliera "As Torches Rise", soluzioni riprese abbondantemente dall'epica e trascinante titletrack, vero anthem ed uno dei pezzi più brillanti dell'album. Bravo il cantante, "Warlord" Nygård, a destreggiarsi tra i passaggi puliti e quelli aggressivi, spesso ai limiti del growl e dello screaming. Altrettanto valido ed interessante l'utilizzo di strumenti meno consueti come flauti, fisarmoniche e violini. Strumento quest'ultimo che si mette in evidenza su "The Land Of Hope And Glory", episodio dove i Turisas, dopo un inizio quasi modernista, uniscono in maniera bizzarra cori folk ad atmosfere seventies, grazie anche all'uso di un Hammond. Non è altrettanto sperimentale "The Messenger", che ha qualcosa dei Children of Bodom, e nemmeno "One More", una ballad d'ambientazione medioevale dagli scatti battaglieri. Osa maggiormente "Midnight Sunrise", dove al cantato cattivo di Nygård si affianca la delicata voce dell'ospite Emmanuelle Zoldan, mentre per l'aspetto musicale si rivela estremamente varia. I Turisas non si afflosciano (beh, il nome è quello di un Dio della guerra!) nemmeno con "Among Ancestors", un altro brano mai lineare del quale rivedrei la sola parte corale, non particolarmente efficace. "Sahti-Waari" e "Katuman Kaiku" raccolgono le influenze folks dei Turisas, quelle più epiche convergono invece in "Rex Regi Rebellis". Questo brano è ispirato ad un romanzo di Zacharias Topelius, "Surgeon's Stories", incentrato sulla guerra dei trent'anni, ed ha un suo prologo, narrato in "Prologue to R.R.R.". Nonostante qualche piccola battuta a vuoto, come nel passaggio rallentato, i Turisas riescono a fare un buon lavoro, con verve ed un cantato serrato che talvolta mi ricorda quello di Martin Walkyier ai tempi dei Sabbat.
Chissà se "Battle Metal" è stata solo una mossa studiata - bene - a tavolino oppure il parto spontaneo di questi finlandesi. Personalmente sono propenso alla seconda ipotesi. Ed anche se devo riconoscere che le diverse influenze sono evidenti e non sempre perfettamente amalgamate tra loro, non posso che ribadire che si tratta di un debutto davvero interessante.
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