Dopo l’ultimo stupendo
“Serpent Sermon” è tempo di ristampe per gli svedesi Marduk. Diciamo subito che non si sentiva per niente il bisogno di questa ennesima uscita, visto che
“Dark Endless” , è stato già ristampato nel 2004 dalla Black Lodge Records (operazione però non avallata dalla band) e nel 2006 dalla Regain Records, per cui se ci mettiamo pure l’edizione originale ristampata dalla Necropolis , arriviamo a ben tre re-relases per lo stesso album, un po’ troppo direi. Attenzione meritata? Diciamo subito che se avete conosciuto i Marduk come la black metal war machine che ha segnato a fuoco gli anni ’90, allora potreste rimanere delusi dai primi passi mossi da Morgan e soci, innanzitutto perché
“Dark Endless” non è un black metal album, ne è un esempio lampante
“The Sun Turns Black As Night” , pezzo molto rozzo, semplice e lineare la cui parte centrale rallentata segna il punto di partenza per lo sviluppo futuro del sound della band. Altrettanto potrebbe dirsi per la storica
“Still Fucking Dead” sempre presente in sede live negli anni a seguire o
“The Black” altro pezzo cult della band svedese. Per inquadrare meglio l’album possiamo tranquillamente dire che
“Dark Endless” è il
“Soulside Journey” o il
“Diabolical Fullmoon Mysticism” dei Marduk, un album di per se interessante, ma assolutamente a se stante nell’intera discografia della band, un primo passo verso la dannazione, ma sicuramente non quello più importante. Le strutture dei pezzi risultano essere tutte molto simili, con parti veloci, per lo più sfuriate poste in apertura, alternate a momenti più lenti e riflessivi, alla costante ricerca dell’atmosfera sinistra. Si sente in maniera veramente marcata l’inesperienza della band, infatti spesso le songs vengono interrotte improvvisamente proprio mente sembra possano dare il meglio di loro stesse evolvendosi e articolandosi in qualcosa di più personale, un po’ come se all’improvviso si spegnesse la luce e la band brancolasse nel buio. Poco male perché di li a qualche anno i Marduk avrebbero sfornato almeno un paio di capolavori che avrebbero marcato indelebilmente la storia del black metal. A chiudere l’album ci pensano cinque bonus track, dal valore pressoché nullo, infatti i pezzi sono inascoltabili a livello sonoro, registrati per lo più da qualche fans in vena di bootleg e difficilmente riescono a trasmetterci la portata della band a livello live. Un’operazione nostalgia che puzza di speculazione lontano un km, ma che in fondo ci riconcilia con il concetto di musica oscura…
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