"This world wants to fuck you!"
Il messaggio di
Aborym è chiaro: il mondo che ci circonda vuole fotterci. Vuole farlo con la sua miseria, con lo stato di immondizia in cui si è ridotto il genere umano tutto.
Un mondo malato, dunque, un mondo sporco. Ed è proprio da quest'ultima parola che bisogna partire per inquadrare il nuovo lavoro, il sesto, del gruppo italo/norvegese.
"Dirty", titolo compreso, è
sporcizia.
Dimenticate tutto quello che il terzetto ha scritto fino ad oggi. Questo album è diverso a tal punto che a volte si fa fatica a capire di stare ascoltando lo stesso gruppo che ha composto roba tipo
"Generator" o
"With No Human Intervention".
E' vero che il gruppo di
Fabban si è sempre evoluto e non ha mai composto un album uguale al suo predecessore, ma questa volta i nostri, anche per la voglia di celebrare i loro venti anni di attività, si sono spinti davvero oltre.
Dimenticate il black metal.
Anzi, abituatevi a considerarlo in modo molto diverso.
"Dirty" è un album di musica estrema che mescola, in modo assolutamente schizofrenico, EBM, Elettro-Goth di scuola tedesca, Prog Rock anni '70, sfuriate alla
Emperor, Heavy Metal classico,
Devil Doll,
Marilyn Manson,
NIN... e potrei andare avanti ancora a lungo senza riuscire a darvi una idea precisa di cosa ascolterete lungo le dieci tracce di questa incredibile materia sonora.
Non esistono regole precise: da un lato il gruppo dipinge melodie tristi e sognanti (prendete la parte finale del pezzo conclusivo), dall'altro gioca con gli inesauribili loop elettronici che sporcano ogni singolo passaggio, a volte le chitarre rasentano il limite del noise, altre descrivono assolo dal gusto melodico squisito.
E mai, MAI, saprete cosa aspettarvi.
"Dirty" è, dunque, un album duro da digerire.
Troppo sperimentale. Troppo avanti. Troppo eterogeneo.
Non credo che pochi ascolti possano essere sufficienti a capirlo.
Le stratificazioni sonore molteplici, l'alternanza e sovrapposizione di suoni umani e meccanici, le voci acide o melodiose, gli arrangiamenti maniacali, le melodie ora disperate ora spietate, tutto è stato concepito per sorprendere e per dare un volto quasi concreto alla sporcizia che ammorba il nostro pianeta.
Forse, e questo è il vero difetto, manca il pezzo geniale che aveva sempre contraddistinto le uscite precedenti, ma in
"Dirty" ci sono così tante idee che basterebbero per riempire una intera discografia e che ancora una volta fanno di
Aborym un punto di riferimento quando si vuole parlare di avanguardia nella musica estrema.
In ultimo vi segnalo che l'album verrà rilasciato da Agonia Records in edizione doppio CD e coprenderà nuove edizioni di vecchi brani più cover di
NIN,
Iron Maiden e
Pink Floyd rivisti in chiave
Aborym.
Adesso, se ne avete il coraggio, non vi resta che insudiciarvi con
"Dirty".
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