E’ possibile inglobare nella propria musica i Pink Floyd, gli Ancestors, i Neurosis, con qualcosa di veramente brutale a metà tra il noise-core e gli Iron Monkey? Ovviamente sì. Ma soltanto se vi chiamate
Inter Arma e vivete a Richmond, in Virginia.
Questa formazione ha esordito nel 2010 con l’album “Sundown” (Forcefield Rec.), poi si è lanciata in una imponente serie di concerti insieme a svariati colleghi della scena alt-heavy americana. Infine ha firmato con Relapse, rilevante salto di qualità per una band con un solo disco alle spalle, per la quale esce il presente “Sky burial”.
Una linea stilistica molto attuale, che rinuncia alla forma-canzone in cambio di percorsi ricchi di contrasti. Una sorta di scatole a sorpresa, dalle quali fuoriescono elementi variegati: metal-core, sludge, psichedelia, rock acustico, noise, amalgamati in maniera brillante anche se talvolta ancora un po’ arbitraria. Prendiamo ad esempio i dieci minuti dell’iniziale “The survival fires”, uno dei pezzi più violenti del lotto, che si dipanano tra schizzi di pura ferocia, basso sludgy, vocals torturate, caos distorto, insieme ad aperture più ariose che evocano il psych-rock seventies. Modernità e tradizione, furia isterica e riflessioni “cosmiche”.
Ancora più spiazzante la monumentale “The long road home”, divisa in due parti, dove si alternano chitarre acustiche e lead elettriche gravide di echi e riverberi. Uno splendido crescendo floydiano attraversato dal lungo ed intenso clean-solo, ma chiuso da un finale di rovinoso estremismo industrial-grind. Impressionante il drumming di T.J.Childers, ascoltatelo in “’sblood” e nella devastante “Westward”, mentre è nuovamente la liricità delle chitarre ad esaltare l’atmosfera drammatica della title-track, eccellente chiusura di un disco pieno di tensione e pathos.
Com’è caratteristica delle uscite targate Relapse, non si tratta di roba adatta agli amanti del metal(-lino) con melodie facili e coretti easy-listening, piuttosto un alternanza di sensazioni forti e momenti atmosferici, di psych-rock ’70 ed estremismo contemporaneo, da gustare e rigustare nella sua totalità. L’impressione è che non tutto sia ancora perfettamente a fuoco, ma la personalità degli Inter Arma appare già assai sviluppata. Ora attendiamo l’affermazione definitiva.
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