Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2020
Durata:40 min.
Etichetta:Regain Records

Tracklist

  1. INTRO
  2. MONARCH
  3. ALIEN KING
  4. OVERLORD
  5. FEAR OF SPACE
  6. PARADIGM SHIFT

Line up

  • Sarantis Charvas: vocals, guitar, synthesizers, drum programming, tzouras
  • Briony Charvas: bass

Voto medio utenti

Dopo aver firmato per Regain Records, la coppia Sarantis e Briony Charvas pubblica un nuovo lavoro a non molta distanza dal precedente "Psi", che avevo recensito nella primavera dello scorso anno. Questo "Paradigm shift" è un ulteriore passo avanti nello sviluppo della psichedelia doomy propugnata dagli Amon Acid. Un sound più conciso e meno sperimetale rispetto al recente passato, pur senza rinunciare agli artifizi cosmico-spaziali, al tappeto di effetti elettronici, alle aperture liturgiche vicine alla dark-wave di Bauhaus o Alien Sex Fiend, alle colorazioni ellenico-mediterranee importate in Inghilterra dall'origine greca di Sarantis.
Un mix che ricorda una versione più elettronica ed oscura degli Hawkwind, come si nota nella torbida "Monarch". Riff cupo e sottofondo di sintetizzatori, atmosfera sulfurea e sabbathiana, voce lenta e profonda, vibrazioni acido-corrosive, l'effetto narco-ipnotico non è male. Una band un pò naif, uno stile patchwork, ma c'è la sensazione di una personalità autonoma e del tentativo di creare qualcosa almeno minimamente originale.
Tonalità mediterranee e mantriche compaiono in "Alien king", con qualche scampolo di pesantezza doom. Buona psichedelia di alto gradiente tossico. Qualcosa a metà strada tra Sun Dial e Giöbia, avvolgente e sinistramente gentile.
"Overlord" mostra un timbro maggiormente oscuro, un passo più pesante e torbido. Doom lanciato nello spazio, con qualche eco di Sleep e Sons of Otis. La voce salmodiante di Sarantis aggiunge sfumature dark-horror ad un brano che spicca sia a livello creativo che strumentale. Traccia molto convincente, che certifica i progressi del duo britannico.
Con "Fear of space" torna la sperimentazione elettronica: sintetizzatori a profusione, batteria digitale, atmosfera "open-minded", sonorità gelide e computerizzate. Pezzo ricercato, ma in odor di filler.
Molto meglio il lungo snodarsi della title-track, dodici minuti di lugubre e cosmico space-doom-rock. Un riffone dal retrogusto tombale si incrocia ed amalgama con l'atmosfera drammatica e con gli effetti dei synth, per uno sviluppo magnetico che ha i connotati di un viaggio ultradimensionale. Vocals insinuanti e ritualistiche forniscono un puntello per non sprofondare nel gorgo psico-letargico, che in qualche passaggio mi ha ricordato gli Electric Wizard più "trippy". E non è poco.

Gli Amon Acid proseguono per la loro strada alternativa, con un disco che reputo superiore alla media del settore. Se vi piace il filone neo-psichedelico, con richiami alla tradizione settantiana e forti trasfusioni di modernità, questa è una band da seguire.

Ultime opinioni dei lettori

Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?

Ultimi commenti dei lettori

Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?
Queste informazioni possono essere state inserite da utenti in maniera non controllata. Lo staff di Metal.it non si assume alcuna responsabilità riguardante la loro validità o correttezza.