Quello del music business è davvero un mondo bizzarro.
Prendete gli americani
Forlorn Path, qui al loro esordio su lunga distanza dopo aver rilasciato un paio di EP, e ditemi perché il terzetto si sia dovuto autoprodurre l'album.
"Man's Last Portrait" è, infatti, uno squisito esempio di black/doom/progressive metal suonato con il cuore e con una sensibilità artistica che non è assolutamente facile trovare in giro.
Tutti i brani del lavoro, mediamente molto lunghi, se da una parte rendono omaggio a gente come
Agalloch, giusto per rimanere negli USA, dall'altra danno invece prova di una maturità compositiva notevole e di una personalità che, incontenibile, prorompe dalle note del disco.
Il gruppo sa destreggiarsi perfettamente tra brutali accelerazioni di stampo nordico, gelide e ossessive nella loro furia, e magnifiche atmosfere "rallentate" che evidenziano un gusto per la melodia, mai banale, capace di rendere l'album una esperienza da vivere pienamente lasciando il mondo esterno fuori dalla porta.
La musica dei
Forlorn Path risulta essere elegante, epica, forte e magniloquente e ci regala autentiche perle come
"Words only Winds Speak", dalla struttura portante tanto suggestiva quanto affascinante, o la conclusiva
"Relics" vera summa di tutto il mondo musicale di questi ragazzi che meriterebbero davvero ben altra esposizione mediatica.
Se a tutto questo aggiungete una copertina bellissima, una produzione ottima ed un gusto per l'arrangiamento in chiave "eroica" che a me ha portato alla mente i nostri
The Foreshadowing (altro punto di riferimento se volete inquadrare gli americani), capite bene che questo album non deve essere ignorato assolutamente.
Melodia e furia si sposano sotto un cielo plumbeo: spero vogliate assistere a questo matrimonio.
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