Vedere dal vivo un gruppo prima di poter recensire il loro lavoro può essere un bene o un male. In questo caso, quello dei
Divided Multitude, direi che averli visti in occasione del PPM Fest in Belgio qualche giorno fa non ha fatto altro che confermare le mie ottime impressioni maturate in fase di ascolto preliminare, nonostante qualche steccata di troppo del vocalist
Sindre Antonsen.
Ma ovviamente le steccate in sede live non possono assolutamente intaccare il mio giudizio del disco, anche perchè il buon Sindre ha un range talmente vasto e un eclettismo tale che qualche errorino gli è anche concesso.
Ma è il gruppo nella sua totalità a fare una buonissima impressione, in quanto autori di un heavy/prog con inserti thrash e qualche virata nel growl per quanto riguarda il cantato, elementi che rendono il sound dei norvegesi moderno e assolutamente non banale. Nelle loro "influenze" citano Nevermore, In Flames e Dream Theater, ma vi assicuro che del suono dei tre gruppi sopracitati c'è davvero poco, se non un'infarinatura generale. Piuttosto il paragone più calzante che mi è saltato alla mente è quello coi danesi Mercenary, anche se decisamente più orientati al prog, oltre che quello ovvio (i fratelli
Haroy sono i fondatori di entrambi i gruppi) coi da me già recensiti Teodor Tuff, in chiave più pesante.
Ok, forse il disco rischia di cadere in qualche occasione nell'auto-plagio o nella rivisitazione, ma globalmente
"Feed on Your Misery" risulta un lavoro completo, di altissimo livello per quanto riguarda il songwriting e suonato alla grandissima, oltre che prodotto in maniera eccellente da quel maestro della produzione qual'è Jacob Hansen, dettaglio non da poco soprattutto per questo genere di proposta musicale.
Estrarre una canzone sola dal cilindro è davvero difficile, proprio perchè la qualità globale del platter è molto alta e davvero omogenea: se proprio devo fare un nome, direi che
"2 4 7" è quella che più mi ha colpito anche in sede live, oltre che quella che si è fatta canticchiare più volentieri.
In conclusione siamo di fronte a un ottimo lavoro, che conferma la bontà di uno dei progetti forse più sottovalutati e meno conosciuti del panorama prog europeo. Se siete amanti di queste sonorità e non li conoscete ancora vi consiglio vivamente di recuperare e dare una chance a "Feed on Your Misery": non ne rimarrete delusi.
Quoth the Raven, Nevermore..
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