Felipe Plaza e Claudio Botarro, fondatori della doom band cilena
Procession, sono volati fin nella fredda Uppsala per cercare di dare una dimensione più internazionale alla line-up ed al loro nuovo lavoro. La prima parte della missione è stata portata a termine in breve tempo, con l’inserimento in formazione di due musicisti svedesi: il chitarrista Pedersen ed il batterista Bruniusson. Per il resto ci si è affidati alla particolare atmosfera della gelida cittadina nordica, che pare abbia in qualche modo ispirato il presente “To reap heavens apart”. Comunque il chitarrista/cantante ha specificato che la band rimane quella nata e cresciuta nel natio Cile, pur senza negare il desiderio di far fare un salto qualitativo alla sua proposta.
In realtà l’album si discosta molto poco dalle precedenti realizzazioni: un classic doom lento e funereo, gravido di drammaticità e scenografie plumbee. I Procession non hanno mai negato di essersi ispirati allo stile dei primi Candlemass o dei Solitude Aeturnus, per citare le influenze più evidenti, ai quali stilisticamente si avvicinano davvero molto.
Tolto il breve intro restano cinque lunghi brani dall’incedere ultra-slow, con cadenze possenti ed alcuni passaggi mid-tempo dal taglio quasi “epico”. Sotto l’aspetto vocale, Plaza offre sicuramente la sua miglior prestazione, interpretando i testi con la necessaria intensità teatrale. Lo si nota nella cimiteriale “Death & judgement” così come nei dieci minuti del monumento doom metal “Far from light”, a mio avviso i due apici del disco. Tutti i pezzi risultano particolarmente curati, sia nel lirismo sepolcrale che nelle sonorità e rifiniture di matrice heavy.
Certo le soluzioni finiscono per essere sempre le stesse e questo comincia a togliere un po’ di attrattiva alla formula. Però chi ama il doom canonico e scevro da contaminazioni, troverà la prova del quartetto senz’altro ben fatta ed interessante.
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