Copertina 8

Info

Anno di uscita:2011
Durata:46 min.
Etichetta:Napalm Records

Tracklist

  1. GRIM REEFER
  2. EVIL MAN
  3. BLUES FOR THE DEAD
  4. ROTTEN SEED
  5. SEVENTH SON
  6. THE PROPHET
  7. RAGNARORKR
  8. ROADTRIP WITH LUCIFER
  9. HARD TO PLEASE
  10. WHOREHOUSE GROOVE

Line up

  • Thomas Brenna: vocals, guitar
  • Lukas Paulsen: guitar
  • Stian Helle: bass
  • Espen Nesset: drums

Voto medio utenti

Anche in ambito stoner/retrò rock, la penisola scandinava vanta interpreti di assoluto rilievo come Spiritual Beggars, Abramis Brama, Witchcraft, Siena Roots, Wolfmother, solo per citare alcuni dei più noti. Non c’è dubbio che sia terreno fertile per i musicisti che vogliono esprimere la loro attitudine contemporanea, alimentandola però con le migliori influenze settantiane.
Ed ecco che dal gelo di Oslo emerge una band con tutte le carte in regola per diventare protagonista del settore: i Lonely Kamel.
Non si tratta di formazione esordiente, anzi questo è il loro terzo album, perciò già depurato delle inevitabili titubanze dei debutti discografici. Ma rimane tutta l’energia satura ed entusiastica di chi è ancora molto lontano dalla routine dei mestieranti.
La brillante apertura di “Grim reefer”, torrido bluesaccio alla ZZTop gravido di vibrazioni fuzzy, è il degno antipasto di un desinare abbondante e sfizioso. I quattro norvegesi hanno interpretato alla perfezione quello che era il groove, lo spirito, l’anima, del melting pot stilistico che sono stati i dorati seventies. Ascoltate lo sferragliare distorto dell’allucinata “The prophet”, le cadenze sinuose e misteriche di “Seventh son” e “Ragnarorkr” che immergono il rockblues nella torbida atmosfera dei Black Sabbath, ed ancora il pulsante up-tempo “Roadtrip with Lucifer” dove tra le derive heavy-psych fanno capolino i mai abbastanza lodati Blue Cheer. Nessuna puzza di manierismo, di ricalco nostalgico, ma solo ottimo e sensuale rock duro oltre le barriere del tempo e dello spazio. Nessun peccato di lesa maestà, neppure quando il fantasma di Hendrix compare nella coppia di brani conclusivi, diviso tra il timbro “coloured” del cantante ed il gioco di chitarre flessuoso ma per nulla debordante.
Se i Rival Sons vengono incensati come i nuovi Led Zeppelin, i sorprendenti Lonely Kamel non mostrano un punto di riferimento preciso ma riescono ad incarnare il meglio di un’epoca, rimanendo semplicemente sé stessi.
Una stella nascente dell’heavy rock di qualità, abbellito dal tocco “vintage”.
Se amate la buona musica senza età, non fateveli scappare.
appena ascoltato

Concordo in pieno, grande talento, grande gusto, hanno tutto per diventare grandi!! Ps: un piccolo appunto alla recensione, i Wolfmother non sono scandinavi :-)

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