Passo indietro quello dei Grave, che tornati gloriosamente sulle scene due anni con un disco fenomenale dall’emblematico titolo di “Back From the Grave”, proseguono la loro inarrestabile marcia di avvicinamento all’annichilimento della musica, proponendo come sempre un death basato su monumentali mid-tempos, a volte sfioranti il doom, lacerati da accelerazioni al cardiopalmo e da irresistibili riffoni pienamente di scuola swedish, che così perfettamente sanno unire brutalità e melodia in un solo contesto. Come accennato in apertura, passo indietro, ma solo perché onestamente era molto difficile ripetere un successo come “Back from the Grave”. Tuttavia “Fiendish Regression” annichilisce il 90% della produzione moderna di death metal, dimostrando come la classe davvero non sia acqua e come non sia un caso che i gruppi sopravvissuti al movimento estremo svedese di inizio anni ’90 siano quelli che al tempo seppero guadagnarsi maggiore credibilità, come appunto i Grave, da sempre sotto l’ala importante della Century Media, ed autori di cd fenomenali come “Into the Grave”, “You’ll Never See” e “Soulless”. Da notare la splendida copertina, davvero azzeccata per un gruppo death metal old-school, e l’incredibile notizia che per la prima volta nella loro storia vede i Grave registrare un loro disco lontani dagli immarcescibili Sunlight Studios, tempio del death metal svedese. Beh, se da una parte dispiace interrompere le tradizioni, bisogna ammettere che la produzione ottenuta dai quattro svedesi agli Abyss Studios di Peter Tagtren è letteralmente favolosa, in particolar modo il suono di batteria è praticamente…la perfezione!!! Il sound di “Fiendish Regression” è la guida, il modello da seguire, è come dovrebbe suonare un disco di death metal. Punto. Il disco varrebbe l’acquisto solo per questo.
In più vi trovate nove pezzi bellissimi targati Grave (su tutti l’opener “Last Journey”, la brutale “Trial by Fire” e la scatenata “Heretic”) e se siete veloci anche due bonus track ed un packaging speciale. Che volete di più dalla vita? E basta co’ sti lucani…
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