In un Paese dove l'esterofilia è sempre stata molto forte, in un Paese dove la meritocrazia non esiste, esistono però realtà che nulla hanno da invidiare al meglio della scena internazionale, soprattutto in ambito estremo.
Apriamo allora gli occhi su questa death metal band che può rivaleggiare tranquillamente con le più gettonate produzioni americane o nordeuropee. Gli emiliani
Logic of Denial sono cresciuti col cuore negli USA, in desolate lande ridotte in cenere dopo il passaggio dei loro ispiratori
Suffocation, Morbid Angel, Hate Eternal, Nile, Malevolent Creation e da questi hanno imparato l'arte del death metal tecnico, brutale, annichilente e che vanno oggi a riversare del loro secondo lavoro
Atonement, uscito per la statunitense
Comatose Music.
Non stiamo parlando di quella tecnica sterile, fredda, di gruppi imitatori di
Necrophagist, Obscura, Faceless e compagnia, quello che sanno fare i
Logic è costruire canzoni varie, ricche di sfumature e passaggi interessanti, a volte persino epici, che fanno venire voglia di farti sanguinare le orecchie a forza di riascoltarli.
Dopo il mattone che ti colpisce in faccia appena premi play, ti accorgi che dietro c'è tutto un mondo di finezze, di tocchi di fino figli di un'abilità esecutiva davvero invidiabile, di sangue e sudore versati alla causa del metal estremo. Questi ragazzi, sebbene giovani, è dal 2006 che sfornano mazzate e si sente la notevole coesione che sono riusciti a creare e l'ulteriore passo avanti compiuto rispetto al precedente
Necrogenesis.
Non si contano i tanti riff utilizzati dal chitarrista, fondatore e principale compositore
Alessandro D'antone così come i suoi assoli sempre precisi, sempre al posto giusto. Altra macchina da guerra è
Daniele Costa, grande motore della band che ha il non facile compito di tenere insieme e spingere il loro suono assieme al bassista
Marcello Tavernari che, sembra lavorare nell'ombra, ma in realtà crea gran parte dell'oscurità che li avvolge e ha la possibilità di emergere significativamente in alcuni passaggi. Completa la formazione
Mattia Gatti dotato di un convincente growl, profondo e dall'effetto carta vetrata, ma comunque sempre abbastanza comprensibile, il che è un altro punto a favore e scansa l'effetto monotonia che affligge molte formazioni.
Quasi inutile parlare dei singoli pezzi, ognuno ha le sue caratteristiche e si differenzia dall'altro sempre mantenendo salde radici in quello che loro definiscono"
blasting death metal" il che mi trova assolutamente d'accordo.
La produzione è perfetta, ogni strumento ha il suo spazio e tutti marciano verso la distruzione. Anche il mastering, effettuato presso i polacchi Hertz Studios (
Vader, Behemoth tra gli altri) garantisce una qualità elevata ad un album potentissimo.
Ora sta a voi dargli il giusto riscontro. Lo so che è un genere di nicchia, lo so che non siamo in molti a supportare la scena death italiana, ma se formazioni come
Antropofagus,
Hour of Penance e
Fleshgod Apocalypse ce l'hanno fatta a ritagliarsi uno spazio al sole a forza di crederci e di album di qualità, anche per i
Logic of Denial DEVE esserci una possibilità.
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