Ammetto di non conoscere nei dettagli il percorso evolutivo e il passato artistico (fatto di altri due lavori autoprodotti, “Underground” e "Let the night be", a quanto pare piuttosto apprezzati) di
Blackalexxx, ma da quanto è possibile evincere da questo “Syner” si può tranquillamente affermare che il nostro
guitar-hero è dotato di pregevole tecnica e di una cultura musicale ampia e variegata che gli consente di spaziare nei generi e nei linguaggi espressivi.
Hard-rock,
metal,
blues, scorie di
folk e di sperimentazioni elettroniche (“Absynth”), a cui si aggiunge persino un pizzico di
grunge (il
riff di “Blue monkey” ha una “vaga” assonanza con la “Breed” di
Nirvaniana memoria …), vengono trattati con notevole disinvoltura e abilità nel programma di un
Cd esclusivamente strumentale che ha nell’eterogeneità un’importante prerogativa, con il rischio, però, che tale caratteristica si riveli come la più classica delle armi “a doppio taglio”.
L’albo sembra più uno
showcase delle varie potenzialità di Blackalexxx che un disco “vero e proprio”, tanto che a volte si avverte una leggera sensazione di “frammentazione” sicuramente poco utile ad un giudizio organico.
La natura stessa dell’opera, verosimilmente orientata alla ricerca di un patrocinio discografico o magari di una nuova formazione (oltre ai Black Venus Crew,
band fondata dallo stesso Blackalexxx) in cui prestare i propri “servigi”, consente di non penalizzare eccessivamente una scelta interpretativa forse un po’ troppo volubile e dispersiva, e tuttavia personalmente non posso che promuovere a pieni voti le situazioni in cui è la ricerca della melodia “cantabile” vincente ad avere la meglio e rimanere più “freddo” di fronte a ostentazioni virtuosistiche o a soluzioni sonore poco equilibrate e fluide, indirizzate verosimilmente ad una dimostrazione delle importanti facoltà
specialistiche possedute dal chitarrista.
Insomma, se il “vero” Blackalexxx è quello della furiosa e fascinosa
title-track, della deliziosa “Holiday”, della traente “Fallin'” o ancora della suggestiva “Tears of gloom” e della
doomy “Addicted to sin”, c’è di che rimanere favorevolmente impressionati, mentre se è quello del resto della raccolta, pur rilevando un certo buongusto complessivo, è consigliabile una maggiore concentrazione sull’incisività compositiva e sulla messa a fuoco armonica generale.
Sono altresì consapevole del “pericolo” concreto che musicofili più “specializzati” del sottoscritto possano ribaltare completamente questa mia ultima valutazione e allora diciamo che Blackalexxx è un musicista piuttosto valido e creativo, che sa fare tante “cose” e che magari deve solo decidere a quali di queste dare una precipua priorità.
Attendiamo gli sviluppi …
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