Terza realizzazione in un arco di tempo abbastanza breve per l'Orchestra di Brian Setzer, ancora oggi ricordato per il suo passato negli Stray Cats. Dopo lo speciale natalizio ed il nuovo album da studio è il momento di un succoso doppio live antologico, registrato per metà all'International Jazz Festival di Montreal e per metà a Tokyo, dove il sound antico di Setzer ha un notevole seguito. Certamente dev'essere un bello spettacolo vedere sul palco un classico trio rockabilly (chitarra/contrabbasso/batteria) accompagnato da un'imponente sezione di fiati composta da tredici elementi, più un paio di coriste e magari qualche ospite assortito, come si può intuire dalle numerose foto del booklet.
A Setzer và riconosciuta l'abilità di aver ricostruito con precisione maniacale l'atmosfera luccicante e magniloquente delle grandi orchestre swing-jazz anni '50, riproponendone lo stile, l'energia e perfino il look, inserendovi il proprio rock ritmato e ritagliandosi così un posto nel mercato musicale, specialmente Usa, con nulla più della riedizione di un sound vecchio di mezzo secolo.
Nel corposo doppio live, che il cantante ci assicura non ritoccato o "pompato" secondo una moda che sta prendendo sempre più piede, si può apprezzare la ruvida esplosività del colorito terzetto unita alla precisione impeccabile degli inappuntabili orchestrali, sia agli esordi della band (concerto di Montreal) che dopo la sua affermazione a colpi di dischi di platino, premi Grammy, hits milionari (concerto di Tokyo).
Resta il fatto che la tradizione jazz-orchestrale, sia pure nella contaminazione rock'n'roll, rimane principalmente legata agli States dove si è sviluppata ed ha vissuto l'epoca d'oro sopravvivendo poi a qualsiasi sconquasso musicale perché, come dice lo stesso Setzer, "è la vera musica Americana, profondamente radicata nella nostra gente".
Molto minore la sua influenza ad esempio in Italia, dove l'entusiasmo verso il progetto dell'ex Stray Cats penso sia circoscritto ad un manipolo di appassionati intenditori. Se siete tra questi, "The ultimate collection" è una testimonianza che non potete farvi sfuggire, in caso contrario non è un genere che s'impara ad amare in cinque minuti di frettoloso ascolto, quindi lasciate pure stare.
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